Vanzetto L., I ricchi e I pellagrosi. Costante Gris e la fondazione del primo pellagrosario italiano, Mogliano Veneto, Francisci Editore, Albano Terme (PD), 1985.
DOCUMENTI (pp. 209-227)
Doc. 1 – Promemoria sulla questione dei Coloni Ditta Da Re.
(Fonte: ACM, B 1883 – I, senza data ma marzo 1883, senza firma ma Gris).
La Ditta Da Re è conduttrice da oltre 16 anni di circa 5 mila ettari di terreno di proprietà dei Signori Barone Bianchi, Conte Giulaj, Coletti Dionisio ecc., sparsi la maggior parte nei Comuni di Mogliano, Casale e Marcon ed il resto in Preganziol, Roncade, Zelarino e Chirignago.
Il canone annuo di fitto varia fra le lire 21 al campo pagate al Barone Bianchi e L. 25 pagate al Conte Giulaj. Il sistema di conduzione è con sub-affittanze annue verbali, salvo qualche eccezione pei pochi coloni forniti di boveria propria, i quali hanno contratti scritti per cinque o nove anni e pei quali pure talvolta ad onta della scrittura sono imposte variazioni nelle pattuizioni. Le condizioni delle affittanze verbali sono specificate parte in modulo a stampa od anche nella prima pagina dei libretti e non hanno alcun carattere di stabilità nei patti convenuti; in tutte poi è fatto cenno di capitoli normali depositati presso pubblico Notajo, i quali sono ignorati dai coloni. Le condizioni di fitto non sono uniformi — c’è chi paga a denaro e chi a generi.
Tutti però devono vendere i prodotti alla Ditta a favore della quale sono obbligati di prestare a titolo onoranze, oltre a buon numero di pollerie, presciutti, agnelli, lana, ecc. anche molti carriaggi ed opere giornaliere e per qualcuno di essi senza limite di cifra, ed inoltre la prestazione a lavorare alcune tenute per conto della Ditta con boveria e persone a sconto debito.
Il fatto dei carriaggi trova giustificazione nella circostanza che la Ditta Da Re non è puramente agricola ma anche industriale e commerciale. Difatti essa ha uno stabilimento laterizi del “sistema Hoffonan” che produce milioni di pietre, sito in Mestre dove difetta la materia prima la quale è provveduta in località lontane anche 18 chilometri ca.; fa commercio ed ha varie forniture di paglie, foraggi, grani, legna ecc.
Tutto questo movimento viene fatto con le boverie delle campagne condotte ad economia ed anche con quelle dei coloni. Si sfruttano quindi le forze che dovrebbero essere destinate all’agricoltura ed a tutto danno dei coltivatori. In generale è a lamentarsi che il sistema di contabilità nei rapporti coi coloni sia per lo meno irregolare (p.e. le quantità dei prodotti consegnati dai contadini alla Ditta non corrispondono alle volte a quelle esposte a loro credito in libretti. La chiusura dei conti si fa mesi dopo l’anno agricolo; mancano dettagli in alcune partite di addebito; gli addebiti non sempre corrispondono alle quantità pattuite nelle affìttanti, ecc.).
Le boverie in generale sono consegnate al colono a soccida difetto, rimanendo per carico dello stesso il deperimento degli animali da lavoro, prodotto essenzialmente dal servizio dei carriaggi. Il movimento degli animali nei mercati o fra le stalle della Ditta è fatto a tutto arbitrio di questa, e tante volte i prezzi vengono stabiliti dall’Agente senza il concorso del colono. Il corrispettivo delle boverie è fissato per alcuni al 7% sul valore di stima, ed altri ad una cifra assoluta per titolo fitto boveria. Oltre a ciò la Ditta ha istituito un’assicurazione detta Mutua, con la quale i contadini pagano alla Ditta stessa un tasso annuo che varia dal 2,5 al 3%. Le mortalità degli animali non sono frequenti; quelli che ammalano, si uccidono, e sono per lo più capi da lavoro, esauriti da soverchie fatiche. La carne, se non è in alcun modo smerciabile, viene distribuita ai coloni al prezzo di Centesimi 80 al Chilo, addebitandone l’importo nei rispettivi libretti.
Circa gli affitti: Tutte le derrate di frumento, bozzoli, vino, molte volte avena e parte del granoturco, vengono consegnate alla Ditta. Il foraggio si consuma nelle bovarie. Le risultanze attive e passive delle stalle sono riportate al conto corrente. Ai coloni quindi, in generale, non resta se non parte del prodotto del granoturco ed i piccoli utili del cortile dopo prelevato le onoranze e con questo residuo devono mantenere le famiglie e provvedere alle riparazioni ed acquisto attrezzi rurali e restando debitori verso il padrone.
Alcuni anni la Ditta portò via anche tutto il raccolto del granoturco a titolo pagamento debiti, e quindi con una rilevante eccedenza di prezzo lo somministra ai coloni in quantità determinata ogni 15 giorni a titolo di sovvenzione sino al nuovo raccolto, e non sempre sano.
Quanto ai prodotti a mezzadria di vino e bozzoli si nota; Tutto il raccolto bozzoli è ritirato dalla Ditta, ed il colono viene accreditato di resa conto.
Alcune volte la Ditta tiene per suo conto la foglia dei gelsi, obbligando anche alcuni dei coloni che pagano il fitto a denaro a non venderla, e quindi nel caso al padrone non faccia più di bisogno, non vien loro corrisposto alcun compenso, quantunque la foglia sia di assoluta loro proprietà.
In quanto al vino: la Ditta per alcuni continua a mantenerlo a metà prodotto, e per altri invece ha imposto un fitto fisso in denaro, che in genere rappresenta oltre la metà del prodotto, lasciando tutto il rischio di mancato raccolto al colono.
Dal complesso dei fatti esposti e da una serie di altre circostanze che si potrebbero citare risulta essenzialmente:
— che il sistema d’Amministrazione agricolo della Ditta ha un carattere speciale che non trova confronto, né presso i possidenti, e neppure presso altri affittanzieri; e specialmente pel sistema affatto unico delle prestazioni imposte a coloni, estranee alla lavorazione dei fondi, le quali rappresentano veramente quasi un fitto personale ad essi inviso come una schiavitù;
— che il sistema presenta carattere di instabilità nei rapporti fra la Ditta e coloni;
— che eccessivamente pesa su questi la misura degli aggravi. E ad aumentare questa misura contribuisce la fiscalità con la quale la Ditta esercita i suoi diritti per riscossione crediti, sequestri e sloggi.
Per es. ad un colono debitore si fa contemporaneamente la citazione per debito, intimazione di sloggio e sequestro, caricandolo in qualche caso delle spese di tali atti, i quali sono frequentissimi verso i coloni, allo scopo specialmente di intimorirli e di obbligarli alcune volte a modificazione delle condizioni del contratto, o ad esportare tutte le derrate raccolte nei granai del padrone.
Un altro fatto che ridonda allo scoraggiamento dei coloni e poco loro affetto ai fondi è la trasposizione da una terra all’altra, notandosi che in alcuna di esse nel corso di pochi anni si succedettero anche 8 famiglie.
Tutte queste circostanze influirono all’impoverimento dei contadini, ai cattivi rapporti fra essi e la Ditta, ed all’odio dei primi per questa, il quale odio mm a esplicò fino adesso per il sistema terrorista col quale li tenne soggetti.
Conosciutesi però le circostanze di questi coloni dal Barone Bianchi, principale proprietario dei fondi (2000 ettari circa) ed aggiungendosi ad esse alarne infrazioni dei patti contrattuali da parte della Ditta verso esso proprietario, fu intanala da questi la risoluzione del Contratto d’affittanza, il quale non andrebbe a scadere che nel 1891.
Saputosi ciò dai coloni, si risvegliò in essi la speranza di poter ritornale alle dipendenze dei loro padroni anteriori, e lo dimostrarono recandosi in massa a rendere semplice omaggio al Sig. Barone.
La ditta Da Re, forse inasprita da tale fatto, e forse anche per non esporre un capitale per sovvenzioni nel corrente anno, negò a tutti indistintamente gli affittuali qualunque somministrazione di granoturco. Tante famiglie quindi ridotte nella più squallida miseria e molte di esse, dopo aver pel passato cedute a sconto debiti alla Ditta le boverie di cui erano proprietarie, dopo replicate e sempre inutili domande al loro padrone, si rivolsero all’Autorità Prefettizia in Treviso, acciò prendesse in seria considerazione la loro sorte.
Il Prefetto non potendo entrare nella questione privata fra il Da Re e Coloni, promise però intromettersi amichevolmente, e lo fece chiamando a concorso anche i Sindaci di Mogliano e Casale sul Sile.
Le pratiche riuscirono inutili, non avendo la Ditta mai risposto alle lettere dei Sindaci.
I coloni per vari giorni pazientemente ed umilmente continuarono a rivolgersi alla Ditta per sussidio la quale li respinse anche con parole provocanti (consigliando alcuno ad annegarsi coi figli).
II Sindaco di Mogliano con altra lettera sollecitò la Ditta ad un provvedimento, e questa allora rilasciò ad alcuni dei coloni una dichiarazione con la quale, dopo prelevato tutto il prodotto bozzoli, onoranze ed affitti in natura o valori equivalenti, lasciava libero ai coloni quanto restasse sui prodotti dell’annata. Nello stesso tempo però faceva una quantità d’intimazioni giudiziali per debiti in cifre superiori a quelle risultanti dagli stessi libretti e qualche sloggio e sequestro.
I contadini con tali documenti non trovarono credito alcuno presso terzi sovventori di granoturco e dopo vari giorni di inutili ricerche esacerbati ricorsero al deplorevole fatto del 13 febbraio percuotendo in Treviso il fuoco, il più inviso fra gli agenti della Ditta ed inseguendo il Da Re.
Furono arrestati i 4 che percossero il Perocco e nel seguente giorno il Tribunale dietro domanda del Presidente accolta dal P.M., vennero rilasciati in libertà provvisoria.
Due giorni dopo i coloni affamati, ricorsero allo spediente di uccidere un bue. Scelsero quindi quello che si trovava ammalato in una stalla nel Comune di Casate del peso di Kg. 150. Uccisolo, lo divisero fra di essi facendo assistere come testimonio il Presidente della Congregazione di Carità il quale, costrettovi, tenne nota della quantità a ciascuno ripartita essendosi dichiarati essi coloni debitori verso la Ditta del rispettivo importo come usava addebitarli la Ditta stessa pegii animali malati uccisi dall’Amministrazione.
In seguito a questo fatto, allarmata l’Autorità Prefettizia inviò a Mogliarso un drappello di Bersaglieri con Delegato di P.S., il quale procedette all’arresto di alcuni fra i coloni colpevoli, che pure dal Tribunale furono rimessi in libertà provvisoria.
I contadini si dimostrarono sempre tranquilli e lo sono tuttora. Dopo il fatto del bue ucciso, ricorsero, come prima, parte alla carità pubblica e parte privata a prestito granoturco dai Parroci ed altre persone di cuore.
Il Delegato fece indagare per rilevare le cause che produssero i fatti suaccennati e scoprire eventuali mestatori. S’interessò, in accordo coll’Autorità Comunale ed altre private persone, a vincere gli ostacoli che poneva innanzi la Ditta per la somministrazione del granoturco ai coloni bisognosi. In generale da tutta la pubblica opinione è manifestato il desiderio che un accordo possa effettuarsi fra la Ditta arrendataria Da Re ed i proprietari dei fondi, cosicché cessando il contratto i contadini con sensibile miglioramento nella loro condizione, possano essere direttamente alle dipendenze dei proprietari.
E questo desiderio è giustificato dalla supposizione: che difficilmente la Ditta Da Re sia disposta a venire ad un sistema più equo e conveniente di trattamento verso i coloni, e che per l’esacerbazione di questi verso essa Ditta (esacerbazione tanto più forte quanto più a lungo appunto fu soffocata) sarà sempre difficile un ristabilimento dei rapporti che possono dare garanzia di durata.
Doc. 2 – Una circolare della Società Italiana di Patronato pei Pellagrosi di Mogliano Veneto
(Fonte: AIG, Bl).
A tenore dello scopo prefisso con l’ari. 21 del suo statuto.
Considerando
Che una volta il pane di frumento formava parte essenziale dell’alimentazione del contadino e veniva confezionato direttamente dalla famiglia di esso in forni, di cui molte delle case coloniche erano provvedute;
Che quindi con l’estensione dell’uso del mais a poco a poco fu abbandonato il pane, essendosi in alcune Provincie quasi del tutto, ed in alcune località del tutto, limitato il cibo a polenta, e conseguentemente i forni furono trascurati o demoliti;
Che con tale alimentazione meno nutriente e talvolta malsana, si ridussero in esse Provincie e località meno sani e robusti i contadini, progredendo così il deperimento di questa classe di lavoratori;
Che a ritornare il pane sul desco del contadino come parte del nutrimento di questi e con miglioramento quindi della sua salute e forza, si presentano ora le più favorevoli circostanze (quali p. es. deprezzamento del frumento, allarme nei contadini pei progressi della pellagra e maggior filantropia nei Proprietari);
Considerando
Che dai forni cooperativi sono da attendersi lontani risultati per la difficoltà del loro impianto ed estensione, e che intanto le idee più semplici e facili sono le più pratiche ed attuabili;
fa voti
acciocché i Sigg. Possidenti vogliano far riattare i forni ancora esistenti presso le loro case coloniche o costruirne di nuovi, (comuni anche ad un gruppo di case) ed usare di tutti i mezzi che possono essere in loro potere a facilitare nel corr. anno ai loro contadini la confezione e l’uso del pane di frumento.
Mogliano Veneto li 23 Luglio 1883
Doc. 3 – Cerimonia di inaugurazione del Pellagrosario (21-10-1883). Discorso del Prof. Cesare Lombroso
(Fonte: “Il contadino”, n 20, 31-10-83).
Signori!
Uso a trovare nella mia lunga carriera pellagrologica delusioni crudeli, vi confesso che non credetti sulle prime al buon esito di questa impresa che era il più caldo, il più sognato dei miei desideri. Ho creduto si trattasse di uno di quei soliti giochetti d’ottica pseudo-filantropica, in cui si balocca e s’illude miseramente l’odierna vanitosa ed imbelle mediocrità italiana.
Ma qui venuto, dovetti ricredermi. Ho dovuto convincermi che il mirabile accordo di un Sindaco, di medici ricchi di sapienza e d’amore, di un clero che sente veramente la sua nobile missione sulla terra, di ricchi che compresero come il miglior privilegio della ricchezza sia quello di fare più largamente del bene, di contadini cui le grandi sofferenze non indussero a reagire, e che hanno capito essere nella cooperazione la via della loro salvezza, di una provincia infine in cui per mirabile fortuna alla sapienza degli amministratori si sposa quella di quattro insigni pellagrologhi, Alpago Novello, Zamboni, Benzi, Cuboni — questo accordo fortunato ha prodotto i suoi frutti.
Non si tratta qui infatti di uno di quei pellagrosari in cui tutto si riduce al ricovero di pochi e che sono come la goccia d’acqua in un deserto.
Qui, come avete sentito, s’incomincia da quella cura profilattica preventiva che è l’essiccazione dei cereali, l’allattamento dei bimbi pellagrosi e la confezione dei buoni pani, senza cui ogni altra misura terapeutica sarebbe illusoria perché non impedirebbe negli individui la recidiva, e nella popolazione il ripullulare di nuovi casi; — cura appoggiata al principio ormai non messo più in discussione che la pellagra si origini dall’avvelenamento del mais guasto, e che abbia come molti avvelenamenti cronici i suoi antidoti.
Il perno della cura si sposta così dall’antico col sostituire agli argomenti utili ma troppo costosi della cucina, quelli di alcuni rimedi, Arsenico, Cocculo, ecc. il cui minimo prezzo ne permette la più vasta applicazione.
Così possiamo con una tenue retta mantenere un numero maggiore di malati, estendere la cura a domicilio, solo che si riesca ad ottenere che il cibo migliori, non in quantità né in varietà, ma nella sua condizione di perfetta maturità, il che diventa accessibile a qualunque magra finanza.
Rinnoviamo così, bisogna dire il vero, solo in più vasta scala, uno sperimento felice già intrapreso nella sua clinica dall’egregio prof. Tebaldi di Padova, e nelle loro condotte mediche dal Brunetti, dall’Alpago Novello, dallo Zambon. dal Casoli, Pavesio.
Così questa cara Provincia di Treviso, che ben può dirsi la Brescia del Veneto, mentre tutti gridano alla necessità dei provvedimenti per la pellagra e poi come i cori dell’opere si contentano solo alla voce se fu colpita più crudelmente delle altre dal morbo, seppe prendere prima di tutte contro essa la sua rivincita. Fece anzi di più; assunse una iniziativa che imitata porrà forse un argine al grande flagello
So bene che uomini i quali nei mali del popolo non vedono che uno strumento ai trionfi d’una idea, o d’un partito, ci andranno sogghignando: “Che il male è troppo esteso, troppo grave perché vi possano delle misure di polizia o ricette di medico: ci vuole il feroce cauterio della guerra sociale e della legge agrana”. Ma no» che sappiamo come nulla in natura proceda per salti, ma per successivi e commi c lenti svolgimenti — pur deplorando che chi più potrebbe non iscuota lui la più colpevole inerzia e si balocchi come Amleto nei soliloqui in “isteria deskien” sotto forma di progetti, noi sappiamo rispondere: “Ma intanto noi tacciamo quinto
dipende da noi; se i nostri attuabili ed onesti esperimenti riuscissero a nulla, allora avrete ragione di gettare innanzi le vostre audaci utopie. E poi le vostre son parole i nostri son fatti; le vostre sono ciancie, le nostre sono opere”.
Doc. 4 – Cerimonia di inaugurazione del Pellagrosario (21-10-1883). Discorso di Mons. Jacopo Bernardi, presidente della Congregazione di Carità di Venezia
(Fonte: “Il contadino”, n 20, 31-10-1883).
Sono ben lieto di trovarmi presente, per cortesissimo invito fattomi, alla inaugurazione di opera sì benefica fra voi, per le speciali condizioni dei lavoratori della terra, eminentemente popolare, e godo pure comunicare a nome della Congregazione di carità di Venezia che dell’averla in qualche modo agevolata, come accennarono le gentili parole dell’egregio Sindaco di Mogliano, ne sarà contentissima, che le opere di beneficenza si devono porgere fra loro la destra amica e sopra di esse deve spirare un’aura comune vivificatrice. Questa istituzione benefica non poteva sorgere in epoca più opportuna. Abbiamo un morbo crudele logoratore che pernuda le condizioni popolari, massimamente le agricole, e che ai nostri giorni, per molte cause che qui non concede il tempo di enumerare, diffondesi in proporzioni veramente paurose, perché essendo l’Italia essenzialmente produttrice, e richiedendo la terra, per essere fatta produttrice, le braccia vigorose dei coltivatori, ove queste vengano a mancare, ove si aggravino le misere condizioni dei coloni, una crudele vendetta della stessa necessità delle cose viene a reagire contro dei Governi, dei ricchi, di tutti, che tutti insieme ne soffrono.
L’Istituzione adunque che qui primieramente in Italia si fonda, e diventerà, speriamo, mondiale, per quei paesi dove se ne manifesti il bisogno è anche un atto di riconciliazione tra la povertà e la ricchezza, tra il lavoratore indefesso ed infermo e il padrone benefico che non deve credere di aver provveduto ai suoi interessi allora che abbia a proprio vantaggio smunto dalla terra e dalle braccia faticose dei coloni il più che gli sia dato, se queste braccia per mancato sostentamento e per le insidie del morbo micidiale svigoriscono miseramente. Il nostro popolo, e qui in ispecie ricorderò l’agricolo, che piglia sì viva parte a questa istituzione igienicamente, economicamente e moralmente utile deve sentire e noi dobbiamo adoperarci di farlo sentire, deve sentire che i ricchi, gli addottrinati, gli uomini di cuore, i governi pensano a lui e non a novità di parole, ma con la voce efficacissima dei fatti.
Perché poi questa benefica istituzione, creata al rimedio di un male che diviene di giorno in giorno più minaccioso, produca quel frutto cui è destinata e diventi proprio popolare, come richiede il bisogno, e meriti che si adoperino tutti i mezzi che valgano ad ottenere l’effetto desiderato, e anche quello fra tutti assai valido nelle popolazioni massimamente rurali dei maestri e delle maestre del comune, (e permettetemi pure questa parola per la speciale mia condizione) e del clero, fa duopo porre ogni impedimento, prevenire, sanare una malattia che s’allarga, che strugge le forze, che offusca la ragione, che miseramente uccide; occorre una voce che s’insinui dappertutto, che persuada e che faccia accettare volonterosamente i rimedi proposti, tanto più allora che, come qui, nell’opera santa che oggi inauguriamo, sono resi alla portata di tutti. E’ questo dunque l’augurio, è questa la consolazione grandissima ch’io provo di trovarmi oggi in mezzo a voi e in tanta frequenza di persone degnissime qui convenute. Ed auguro che questo benefico accordo tra la ricchezza e l’operosità colonica, questo accordo di governi, di ricchi, di clero, di popolo produca nell’Italia nostra queirintiera unione, da cui la vera forza, la vera grandezza, e faccia la patria nostra diletta meritamente degna di sé.
Doc. 5 – Relazione sommaria sull’istituzione, ad illustrazione del concorso al-l’Esposizione Nazionale di Torino (1884)
(Fonte: AIG, Bl).
Storia dell’istituzione
Un vivo sentimento di pietà verso tanti poveri coltivatori del suolo che si lasciavano languire da tanto e troppo tempo nelle vie o morire pazzi nei manicomi, animò un giorno alcuni filantropi nel piccolo Comune di Mogliano Veneto.
Operiamo, salviamo i nostri coloni, fu il loro moto d’ordine.
Costituire un Comitato aggregandovi alcune Signore allo scopo di fondare una Società di Patronato pei pellagrosi, fu pensato e fatto.
Le adesioni non mancarono tosto nel Comune in ogni ceto di persone e pure fra gli stessi Coloni.
Si fece appello anche al Chiarissimo Prof. Lombroso che fu prodigo di incoraggiamenti ed aiuti, inscrivendosi fra i Soci, divenendo quindi uno dei più validi cooperatori.
L’idea era modesta da prima e limitata soltanto a beneficio del Comune.
Una casetta con poco terreno, dove stabilire la cucina economica a beneficio della popolazione, una mandria di una o due mucche per l’allattamento di bambini figli di pellagrosi, due stanze pel ricovero di qualche pellagroso più aggravato o che non si potesse curare a domicilio; ecco il sognato piccolo Ospizio.
Al 26 Novembre 1882 con soli 112 Soci contribuenti e con un capitale di scorta di L. 3.500 si costituì la Società (Vedi Supplemento al Giornale il Contadino n 2).
Formatasi la Presidenza ed approvato lo Statuto, si attivò subito l’allattamento dei bambini con latte acquistato da privati; si aggregò all’istituzione la Cucina economica già preesistente a cura di altro Comitato; s’intrapresero cure a domicilio; si attivò in via esperimentale un forno essicatojo ceduto nella proprietà del Cav. Coletti.
Si fece quindi ricerca del piccolo fabbricato o terreno per l’installamento dell’istituzione ed Ospizio di cura, ma vane riuscirono le ricerche.
Si pensò quindi ad assumere in locazione il vasto fabbricato ex Villa Tomi con terreno sovrapposto in possesso della Congregazione di Carità di Venezia, quantunque l’estensione di esso e l’importanza dell’affare fossero di tanto superiori alle viste ed ai mezzi della Società.
L’aumentare continuo delle adesioni ed il coraggio ispirato dalla fede nella santa idea, spinsero la Direzione fino all’azzardo.
Si avviarono le pratiche dell’affittanza che, colla adesione e facilitazione dell’illustre Prelato Mons. Bernardi di Venezia, era pressoché combinata.
Senonché il Bar.e Treves di Venezia fecesi aspirante presso la Congreg. di Canti dell’acquisto di quella Villa.
Si era quindi nell’alternativa o di rinunciare all’aspirazione dell’affittanza, o venirne all’acquisto dall’ente, colla prospettiva di tale concorrenza e senza mezzi adeguati.
In tale frangente, eliminatasi la concorrenza per generoso atto al Bar e Treves ed avutasi ogni possibile facilitazione nella contrattazione del prezzo di acquisto
da parte della Congregazione di Carità, fu stabilito il preliminare contratto di acquisto in data 24 Marzo 1883 pel prezzo di It. Lire 23.700 fra essa ed il Signor Gris, Presidente della Società.
Si fecero quindi pratiche presso alcuni ricchi ad avere sovvenzione in denaro a prestito ed alla negativa di alcuni, succedette l’adesione di altri fra i quali lo stesso Bar. e Treves.
Il giorno quindi 5 Luglio 1883 fu stipulato il regolare contratto, sovvenendo il capitale a mutuo con l’interesse del 3,5% i Signori Coletti, Tornielli, Trevisanato e Treves.
Ad ulteriori bisogni per le prime spese d’impianto, sovvenne il capitale con credito cambiario allo stesso interesse verso la persona del Presidente, la Signora Antonini di qui.
Fatti i primi lavori di adattamento dei locali e stabilitavi l’istituzione della Cucina economica, mandria, forno e poche piazze di cura, si inaugurò l’Ospizio nel giorno 21 Ottobre con l’intervento del R. Prefetto e Rappresentanze dei Ministri di Agricoltura ed Interni, della Deputazione Provinciale, molti Comuni delle Provincie di Venezia e Treviso ecc. ecc. (Vedi Giornale “Il Contadino”, n. 20).
Aumentato ognora più il numero dei Soci nel Comune, fuori di esso e fuori ancora della Provincia e venuti da ogni parte incoraggiamenti ed aiuti, l’istituzione crebbe gradatamente di sviluppo fino al suo attuale nel quale conta 303 Soci con azioni 514, fra i quali parecchi Corpi morali, essendosi nei dintorni resa popolare e bene accetta essa istituzione; essendo essa designata come modello di provvedimento contro la pellagra da qualche altra Provincia; ed inviando all’Ospizio in cura i loro pellagrosi vari Comuni delle Provincie di Venezia e Treviso ed alcuni privati.
Notizie di dettaglio sui mezzi dell’istituzione
Ospizio
Si accolgono i pellagrosi in I e II stadio di qualunque Comune e Provincia d’ambo i sessi dagli anni 8 fino ai 60 colle norme indicate nel Regolamento esposto.
La cura medica è fatta gratuitamente dal Medico Comunale D. Manara con l’assistenza dell’altro Medico D. Bianchi.
I mezzi di cura terapeutici sono quelli suggeriti dall’Egregio Prof. Lombroso. I medicinali si ricevono direttamente dagli Stabilimenti di Milano e Torino. L’Ospizio è fornito di apparato elettrico-dinamico ed in seguito sarà provveduto di bagni e doccia coll’opportunità del fiume Zero che lambe il podere.
La dieta normale dei curati è nel mattino di pane e latte; nel mezzogiorno di minestra di paste e brodo, carne e polenta di granoturco tre volte la settimana e minestra di legumi condita con lardo, uova e pane negli altri giorni, ed in tutti i giorni con vino nella razione di un decilitro pegli adulti, diminuita per i ragazzi. Alla sera pane ed uova e formaggio e la stessa porzione di vino.
Per quei curati poi che entrano nell’Ospizio in condizioni più aggravate e specialmente pei primi giorni di cura viene modificata a giudizio dei medici.
Le paste per la minestra ed il pane vengono confezionati nell’Ospizio dai salariati con l’assistenza dei pellagrosi, prestando essi la loro opera in altre attribuzioni.
Le donne poi prestano l’opera in assistenza alla Direttrice, nella cucina, nella pulizia dello Ospizio, nella cucitura della lingeria, al bucato ed altre faccende domestiche con alternativa distribuzione dell’opera fra loro, essendo tutto ciò regolato da appositi orari e regolamenti interni.
I letti sono costruiti da affusto in ferro semplicissimo con pagliariccio e paglia, materasso e guanciale di crina vegetale, lenzuola di cotonina e coperte di lana.
Il mobilio si compone di modestissimi laterali di abete e sottopiedi accanto il letto.
Le cure vengono registrate ad opera dei medici in appositi registri che si trovano esposti e nelle Tabelle pure esposte dimostranti graficamente il peso (ed ora pure la forza misurata al dinamometro) ottenuto nei curati.
L’amministrazione è regolata con appositi registri e stampati dei quali vengono offerti modelli.
Viene tenuto regolare protocollo degli atti, di cui è offerta copia, come pure copia di alcuni degli atti stessi.
Cura a domicilio
Furono intraprese le cure a domicilio a principio dell’istituzione in soggetti appartenenti al Comune di Mogliano e furono esse continuate a tutto Dicembre.
Si somministravano settimanalmente in determinate dosi i medicinali nelle Domeniche presentandosi i curati alla visita medica in Ospizio e si somministrava pure un sussidio di pane nella misura di kg. da uno a due per curato.
Si ebbero risultati soltanto parzialmente soddisfacenti per la difficoltà di sorveglianza nell’uso dei rimedi e per la distrazione del sussidio alimentare assegnato al curato verso gli altri della famiglia.
Tali circostanze consigliarono alla Direzione di sospendere tale sistema di cura, estendendo invece maggiormente pei pellagrosi del Comune la cura in Ospizio senza pernottazione.
Allattamento bambini
Ai. bambini figli di madri pellagrose viene fornito in quantità determinate dal Medico giornalmente il latte e nell’età più avanzata dei bambini (orca ai 6 mesi) viene fornito pure del pane in quantità progrediente in relazione alla età e fino ai mesi dai 15 ai 20.
Le norme sono determinate da apposito regolamento offerto.
Cucina economica
La Cucina funziona come da Regolamento offerto in copia.
L’Opera è disimpegnata dai salariati con l’assistenza dei pellagrosi e le minestre per l’Ospizio ed a disposizione della Congregazione di Carità sono confezionale nei modi sopra citati per l’Ospizio.
Alla Congregazione di Carità sono distribuite al prezzo di centesimi 10 netta misura di un litro verso ritiro di apposite marche delle quali si offre modello
Le paste impiegate nelle minestre sono fabbricate a macchina coll’assistenza dei ricoverati e di esse viene offerto il campione.
Nell’ultimo bollettino sono fomiti dettagli sul numero delle minestre confezionate.
Forno
11 pane destinato all’Ospizio e ceduto a prezzo di costo alla Congregazione di Carità, si confeziona egualmente coll’assistenza dei ricoverati.
Le farine destinate al pane ed alle paste vengono separate dalla sola crusca •
alimentazione delle mucche, majali e polli.
Il costo del pane fino ad ora col prezzo medio del frumento di L 22 il quintale, risulta di centesimi 32 il Kilo ed i dettagli sulla quantità sono esposti nel sopraddetto bollettino.
Viene pure offerto un campione del pane.
Mandria
La mandria attualmente si compone di quattro mucche il di cui latte è destinato all’allattamento dei bambini, ai ricoverati in Ospizio ed alla confezione del formaggio.
Il foraggio viene somministrato dal podere ed il servizio di stalla si fa alternativamente da uno dei ricoverati.
Nel ripetuto bollettino si rileva la quantità di latte consumato.
Podere
Il podere, Ettari 6 circa, fu in parte con radicali riduzioni trasformato ad ortaglia, in altra parte a vivajo di piante e nel resto coltivato a frumento e foraggio con sopra suolo di viti e fruttai.
Una piccola parte pure viene ora destinata ad uso sperimentale pei maestri ed alunni delle scuole del Comune.
Venne pure attivato un semenzajo di viti americane ed ora si intraprende un esperimento di coltivazione di barbabietole da zucchero.
Al podere è annesso un pollajo di 400 polli e porcile con sei separati comparti-menti per majali.
Il tutto è costruito a sistema razionale con pavimenti in cemento, con volte superiori di muratura, e con porticale chiuso pei majali.
Il prodotto del pollajo in galline ed uova va consumato in Ospizio. I majali sono destinati alla vendita.
La man d’opera per la lavorazione del podere è affidata ai salariati coadivuati in alcune epoche di maggior lavoro da operai avventizi e nei minuti lavori dai ricoverati.
Forno essicatojo
Fu già deliberato dal Consiglio di Amministrazione l’acquisto di un forno essicatojo nello scorso anno.
Siccome però pendeva tuttora incerta la scelta sul sistema e siccome per l’andamento asciutto dell’annata nei dintorni non si presentava il bisogno dell’asciugamento artificiale del mais, venne differito l’acquisto, che si andrà a fare tosto per rendere possibile l’esercizio nel prossimo raccolto.
Conferenze igieniche
Le varie cure che assorbirono l’opera della Direzione in tanta opera fin qui nel breve tempo di pochi mesi non permisero fino ad ora l’attuazione di questo provvedimento che è pure negli scopi della Società.
Si attivarono però pratiche col Comizio Agrario di Treviso, Socio dell’istituzione, il quale è impegnato a far tenere intanto due conferenze qui nella sede dell’istituto, essendo intendimento della Direzione nelle prossime stagioni autunnale ed invernale (come le più propizie delle abitudini ed occupazioni dei contadini) di stabilire un dato numero di conferenze periodiche.
Alla presente relazione fa seguito la relazione medica sulle cure intraprese e sui risultati di esse.
Mogliano Veneto Aprile 1884
Il Presidente
Doc. 6 – Estratto del Regolamento generale (1884) – Ospizio di cura
(Fonte: A.I.G., B 1 e B 3)
Art. 1. Nell’Ospizio di accettano in cura i pellagrosi in I e II stadio d’ambo i sessi, dall’età di anni 8 fino ai 60 di qualunque Comune e Provincia provengano.
Art. 2. Si sono perciò istituite delle piazze di cura, delle quali il Consiglio d’Amministrazione determina gradualmente il numero a seconda dei mezzi di cui può disporre la Società per l’adattamento necessario dei locali.
Art. 3. Le piazze hanno la durata di un anno, durante il quale a cura di chi ha acquistato la piazza, sono alternati i pellagrosi.
Art. 4. Esse possono acquistarsi dai Comuni, Provincie, Governo e privati, mediante domanda alla Presidenza.
Art. 5. La retta giornaliera da pagarsi è di Cent. 50 pei ragazzi dagli anni 8 ai 15 e Cent. 75 per gl’individui compresi fra i 15 e 60 anni; ed il pagamento sarà fatto in rate bimensili posticipate pei Comuni e mensili anticipate pei privati. – Di anno in anno il Consiglio d’Amministrazione passerà alla conferma o modifica della retta.
Art. 6. Il Consiglio d’Amministrazione, fino acché il Comune di Mogliano-Veneto contribuisce il sussidio di annue L. 1500, riserverà un numero di piazze gratuite per la cura dei pellagrosi del paese, i quali saranno accolti in base a domanda del Municipio accompagnata dalla tabella medica.
Art. 7. In via eccezionale soltanto, specialmente nella primavera, ed in particolare modo per quei Comuni che hanno acquistato piazze annuali, potranno essere accolti temporaneamente altri pellagrosi oltre il numero delle piazze, compatibilmente però all’adattabilità dei locali e sempre previa domanda alla Presidenza. Per queste, la retta però viene aumentata a Cent. 90 pegli adulti e Cent. 60 pei ragazzi. Invece a quei Comuni i quali acquistassero un numero di piazze non inferiore alle cinque, potrà essere accordata una retta di favore da convenirsi.
Art. 8. Nella retta stabilita s’intendono comprese tutte le spese di cura, mantenimento e bucato, fatta solo eccezione per quelle di vestimenti, trasporti, ed in caso di morte per seppellimento.
Art. 9. I pellagrosi devono essere presentati con accompagnatoria del Comune o chi li manda e da tabella medica.
La direzione farà esaminare i malati dai Medici dell’Ospizio e respingerà quelli che si riscontrassero affetti da pellagra in condizione avanzata incurabile, oppure se còlti da altre forme morbose.
Art. 10. I curati devono tener sempre contegno docile e morale, assoggettandosi a tutte le discipline dell’Ospizio. Non potranno quindi allontanarsi mai senza il permesso della Direzione. Dovranno osservare l’orario stabilito, e quando le loro forze lo permettano, sentito il voto medico, si presteranno gradualmente ai lavori dell’ortaglia gli uomini ed alle faccende domestiche le donne. Per tale lavoro od occupazione, non potranno essi pretendere compenso alcuno, restando solo in facoltà della Direzione di retribuirli in piccola parte qualora le loro prestazioni siano riuscite di utile all’Ospizio.
All’entrata nell’Ospizio dovranno essere provveduti dai parenti della necessaria biancheria e vestiario e ciò pure per tutto il tempo della cura. Sarà permesso toro di ricevere la visita dei parenti in tutte le Domeniche in via ordinaria, ed in circostanze eccezionali, previo permesso della Direzione.
In caso d’insubordinazione, se specialmente grave, e qualora alcuno di essi curati sia col mal esempio d’inciampo al buon ordine interno, la Direzione potrà licenziarlo dall’Ospizio.
Art. 11. Quelli fra i curati che non pernottano nell’Ospizio, dovranno trovarsi al mattino al suono della campana di apertura per sortire al suono della stessa alla sera, uniformandosi nella giornata a tutte le disposizioni pegli altri curati.
Dopo trascorsa l’ora d’apertura dell’Ospizio, non si accetteranno per quei giorno i curati che senza giustificazione attendibile si presentassero in ritardo.
Art. 12. L’orario di apertura e chiusura deii’Ospizio è: Novembre, Dicembre e Gennaio dalle 81/2 ant. alle 41/2 p. Febbrajo. Marzo, Settembre ed Ottobre dalle 8 Otti, alle 5 p. Aprile ed Agosto dalle 7 1/2 ant. alle 5 1/2 pom. Maggio, Giugno e Luglio dalle 7 ani. alte 6 pom.
Art. 13. Il licenziamento dei curati seguirà sentito il voto del Medico dell’Ospizio, e previo avviso ai Comuni o privati.
Art. 14. I Comuni hanno facoltà di mandare i loro Medici Condotti nell’Ospizio a prender conoscenza dell’andamento di cura dei loro pellagrosi, dei resultati della cura stessa, e nonché per accordarsi col Medico dell’Ospizio sul loro licenziamento.
Art. 15. Il cibo da somministrarsi ai curati viene stabilito in accordo dal Presidente, Direttore e Medico. Sarà per tutti eguale in qualità e solo sarà fatta modificazione temporanea per singoli individui, ove le condizioni loro lo reclamassero sempre sul voto del Medico.
Art. 16. I curati divisi per sesso sono costantemente tenuti separati di locali e piani, in modo da evitare la comunanza loro.
Mogliano-Veneto lì 15 Marzo 1884 PEL CONSIGLIO DIRETTIVO
Il Presidente Ing. COSTANTE GRIS
Doc. 7 – Regolamento interno per gli ospiti del Pellagrosario (1884 circa)
(Fonte: G. Strambio, La Pellagra … cit., p. 727)
Art. 1. E’ proibita qualunque comunanza fra i ricoverati di sesso differente, sia nei piani dei dormitoi, che nei refettoi e stanze al terreno dell’Ospizio.
Art. 2. E’ proibito nell’interno dell’Ospizio qualunque ricreazione clamorosa, dovendo aver luogo nei cortili e porticati esterni nelle ore stabilite.
Art. 3. Tutti i ricoverati devono uniformarsi all’orario, regolato dal suono della campana dell’Ospizio.
Art. 4. Nelle ore di lavoro gli uomini, quando le loro forze lo permettano, dovranno prestarsi a quelle mansioni, che saranno loro indicate dall’attendente, e le donne e ragazze a quei lavori, che saranno loro assegnati dalla Direttrice.
In determinate ore del giorno potranno tanto gli uomini che le donne prestarsi a lavorare per loro conto.
Art. 5. E’ proibito a tutti i ricoverati di usare nell’Ospizio di zoccoli con chiodi di ferro.
Art. 6. Qualsiasi lagno sui cibi od altro dovrà dai ricoverati esser fatto alla Direzione.
Art. 7. E’ proibito a tutti i ricoverati di esportare dall’Ospizio o donare altrui la minima parte degli alimenti loro somministrati.
Art. 8. Al mattino tutti i ricoverati dovranno recitare la preghiera speciale del-l’Ospizio.
Art. 9. Non potranno allontanarsi dall’Ospizio senza il permesso della Direzione.
Doc. 8 – Norme per l’acquisto di piazze nella sezione casa di ricovero (fine ottocento).
(Fonte: A.I.G., B 1)
1 — Le piazze sono di due specie: Vitalizie e perpetue.
a) Le vitalizie si acquistano mediante versamento antecipato di L. 100.- per un’azione e con l’obbligo di pagare all’istituto la retta trimestrale stabilita al momento di un ricoverato fino alla sua morte.
b) Le perpetue si acquistano col versamento una volta tanto di un capitale io denaro o rendita pubblica, fruttante l’interesse annuo netto corrispondente all’importo dozzine di un anno, valutato sulla retta in vigore al momento dell’acquisto della piazza.
2 — Le piazze possono essere acquistate da Comuni, Corpi Morali e da Privati. I Comuni e Corpi Morali dovranno produrre regolare deliberazione del Consiglio approvata dalla Giunta Provinciale Amministrativa. I Privati dovranno offrire solide garanzie e firmare apposita convenzione. Coll’acquisto di una sola azione da L. 100.- i Comuni e Corpi Morali restano investiti del diritto di far ricoverare anche in avvenire uno o più vecchi se vi saranno piazze disponibili. Per i privati invece le piazze non possono essere accordate che una per azione.
3 — La retta giornaliera viene ora stabilita a L. 1.10 pagabile a trimestre posticipato, riservandosi la Presidenza dell’istituto di portarvi quelle varianti in relazione al costo delle derrate alimentari. Per ciascun ricoverato però resterà fissa la retta convenuta all’epoca d’ingresso.
4 — Le piazze sono destinate per vecchi d’ambo i sessi appartenenti ai Comuni rurali del Regno non malati, né in condizioni da richiedere speciale trattamento ed assistenza. In via d’eccezione potranno essere accolti anche richiedenti speciale trattamento od assistenza, ma con retta speciale da convenirsi prima colla Presidenza.
5 — Ai ricoverati sarà fornito vitto, alloggio, vesti, assistenza, medicinali.
L’Istituto provvederà anche a proprio carico alle spese di funerale e di seppellimento.
6 — Per l’accettazione dei vecchi deve essere fatta alla Presidenza dell’istituto domanda scritta corredata dall’atto di nascita, attestato medico e certificato di buona condotta. La Presidenza, esaminati i documenti e sentito il voto del Direttore Sanitario, si pronuncia sulla domanda e nel caso di accettazione invita il Corpo Morale a produrre la deliberazione di cui è cenno all’art. 2 e pei Privati a firmare regolare convenzione.
7 — L’invio di vecchi alla Casa di Ricovero viene fatta a cura e spese dei mittenti.
8 — La Presidenza in casi eccezionali nei quali qualche ricoverato venga riconosciuto inadatto all’istituto od indisciplinato con danno morale dell’ambiente, si riserva il diritto di licenziamento dopo esperite tutte le pratiche benevoli verso il ricoverato stesso. In tali casi però e pure nel caso in cui un ricoverato sera concordamento colla Presidenza abbandoni la Casa Ricovero, non potrà aver luogo ulteriore accoglimento.
Il Presidente
Ing. C. GRIS
Doc. 9 – Lo statuto dell’istituto Pio Patronato pellagrosi (1890)
UMBERTO I per grazia di Dio e per volontà della Nazione RE D’ITALIA
Sulla proposta del Nostro ministro segretario di Stato per gli affari dell’interno presidente del consiglio dei ministri.
VISTA la domanda presentata dal presidente dell’istituto Pio Patronato pei pellagrosi e Casa di Ricovero in Mogliano Veneto per ottenere l’erezione in Ente morale dellistituto stesso e l’approvazione del relativo Statuto organico.
VISTI gli altri atti dai quali risulta che i mezzi di cui dispone l’istituto suddetto sono sufficienti a garantirne l’esistenza, verificandosi già nel suo stato patrimoniale una eccedenza attiva di Lire 43.996,34, e sussistendo fra le altre disposizioni a suo favore il legato Astori per una piazza perenne gratuita a beneficio di un vecchio del Comune di Mogliano.
VISTA la deliberazione del 23 Settembre 1889 con la quale la Giunta Provinciale di Treviso ha espresso parere favorevole all’esaudimento della detta domanda.
VISTA la legge 3 Agosto 1862 n. 753.
UDITO il parere del consiglio di Stato
Abbiamo decretato e decretiamo;
Art. 1 – L’Istituto Pio Patronato pei pellagrosi e Casa di Ricovero in Mogliano Veneto è eretto in ente morale.
Art. 2 – E’ approvato lo Statuto organico del Pio Luogo composto di 32 articoli che sarà visto e sottoposto d’ordine Nostro dal Nostro ministro proponente.
Ordiniamo che il presente decreto, munito del Sigillo dello Stato, sia inserito nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d’Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e farlo osservare.
Dato a Roma addì 12 Giugno 1890
Firmato UMBERTO
Contro segnato CRISPI
STATUTO ORGANICO Dell’Istituto Pio PATRONATO PEI PELLAGROSI E CASA DI RICOVERO in MOGLIANO VENETO
Origine, scopo, mezzi
I – L’Istituto venne fondato nel 1880 (sic) ad opera privata dell’Ing. Costante Gris e mediante associazione e cooperazione di privati, Comuni e Corpi Morali.
II – Ha per iscopo la cura dei malati ed alienati per pellagra ed il Ricovero dei vecchi ed impotenti dei Comuni rurali di condizione agricoltori, destinandovi le sezioni separate fra loro, ma costituenti un solo tutto morale ed amministrativo.
a) PELLAGROSARIO – destinato alla cura dei pellagrosi nei primi stadi;
b) MANICOMIO – sezione destinata per pellagrosi alienati;
c) CASA DI RICOVERO – sezione destinata ad accogliere i vecchi ed impotenti al lavoro dei Comuni rurali.
IlI – A tale scopo l’istituto provvede mediante:
a) appositi fabbricati acquistati e costruiti a nuovo e terreni sottoposti, ed ogni accessorio stabile e mobile già adibito alle varie sezioni e tutto ciò costituente il patrimonio dell’istituto;
b) con le rette che vengono pagate dai Comuni, altri corpi monti e privali per la cura dei pellagrosi e ricovero vecchi dei Comuni e privati; e dalle Province peggi alienati;
c) con oblazioni e legati di beneficenza.
Commissione Amministrativa
IV – La rappresentanza e direzione dell’istituto e sua amministrazione vengono affidate ad una Commissione composta di quattro membri ed un presidente
V – II presidente viene nominato dal Consiglio comunale di Mogliano od suo seno ed anche fuori di esso, e col concorso di non meno di due terzi dei consacri assegnati al Comune.
I membri vengono eletti, uno dalla Provincia di Venezia, uno dalla Provincia di Treviso, uno dal Consiglio comunale di uno dei Comuni che più largamente seno ad approfittare dell’istituto, ed il quarto si ritiene costantemente il presidente della Congregazione di carità di Mogliano Veneto.
Il presidente dura in carica quattro anni e potrà essere riconfermato, i membri durano in carica due anni e vengono rinnovati per metà in seguito ad estrazione dopo il primo biennio e quindi nei bienni successivi per anzianità. Possono essere riconfermati.
VI – Qualora alcun’altra Provincia convenisse in accordo per un numero di piazze nella Sezione Manicomio sarà essa pure rappresentata da un membro della Giunta amministrativa, che per tal modo verrà ad aumentarsi.
VII – Nel caso di impedimento del presidente viene esso surrogato dal membro della Commissione che sarà da lui designato, ed in mancanza dall’anziano.
VIII – La Commissione si raccoglie di regola due volte all’anno — in Marzo ed in Novembre — ed ogni qualvolta venga convocata dal presidente e sta richiesta (da due membri.
Nelle sedute ordinarie esamina ed approva il conto preventivo e consuntivo, ed in queste e nelle straordinarie tratta gli affari tutti pei quali occorre prendere una deliberazione.
IX – Per la validità delle deliberazioni occorre oltre il presidente o chi per esse l’intervento di altri due membri, e che ottengano la maggioranza assoluta da voti, ritenendo decisivo quello del presidente in caso di parità.
X – Per altre formalità sono da osservarsi le norme della legge comunale e provinciale.
XI – Spetta alla Commissione:
a) deliberare in tutti gli atti e contratti interessanti l’istituto;
b) provvedere a termini di legge al regolare andamento della propria gestione.
c) nominare, sospendere e revocare gli impiegati.
XII – Non si ritengono esecutorie le deliberazioni soggette all’approvazione dell’autorità tutoria, se non quando sia quella impartita, e ciò sono responsabilità degli amministratori.
XIII – Ove malgrado la convocazione della Commissione non passa 4W luogo, per divergenza di vedute fra i membri e per qualsia» causa, alcuna deliberazione, il presidente ne informa l’autorità superiore pei provvedimenti del caso.
XIV – La Commissione tiene il suo ufficio nella sede dell’istituto di Mogliano Veneto.
XV – Il presidente convoca la Commissione, presiede e regola le adunanze, cura l’eseguimento delle deliberazioni, dirige la Segreteria, provvede all’osservanza delle leggi, regolamenti ed istruzioni superiori, al pagamento delle spese deliberate in appositi mandati, provvede pure a provviste alimentari d’ogni genere in via economica, se autorizzate dalla Commisione, ed anche dall’autorità tutoria per importi superiori a lire 500.- Rappresenta in giudizio l’istituto, stipula a nome di esso contratti. In caso d’urgenza prende tutte le misure conservative necessarie, benché riservate all’intera Commissione, coll’obbligo di riferire ad essa nella prima adunanza. Può anche delegare speciali servizi ai singoli membri della Commissione.
Del Segretario
XVI – La Commissione elegge un segretario con gli attributi stabiliti nel regolamento interno. Esso dovrà prestarsi all’esatta osservanza degli obblighi relativi sotto la dipendenza del presidente.
Cassiere
XVII – Dalla stessa Commissione viene eletto un Cassiere, il quale dovrà dare idonea cauzione.
Del pellagrosario
XVIII – In esso sono accolti tutti i pellagrosi d’ambo i sessi nei primi stadi, inviati in cura di qualunque Comune, corpo morale o privato verso il pagamento della retta e colle norme fissate dal regolamento.
Della sezione manicomio
XIX – In questo vengono accolti pellagrosi alienati innocui, ed in via eccezionale di qualunque altra forma maniaca, ed inviati dalle Provincie, colla retta e norme determinate dal regolamento stesso e speciali accordi.
Della casa di ricovero
XX – In questa vengono accolti vecchi d’ambo i sessi ovvero impotenti al lavoro di condizione agricoltori, provenienti da qualunque Comune rurale.
Le piazze sono di due specie vitalizie e perpetue, e possono essere acquistate dal Governo, Comuni, Corpi morali e Privati. Le vitalizie si acquistano mediante l’obbligo del pagamento della retta stabilita all’ingresso di un ricoverato fino alla sua morte. Le perpetue mediante la costituzione di un capitale fruttifero l’annua rendita corrispondente all’importo di un anno della retta fissata al momento dell’accoglimento.
Tutto ciò colle norme di apposito regolamento. A cura dell’esecutore testamentario signor Candiani Dr. Carlo venne già istituita dall’eredità Astori una piazza perenne, mediante la consegna di un titolo di rendita di L. 250 annue al portatore, che sarà convertito in titolo nominativo a nome dello Istituto eretto in Ente morale.
XXI – Qualora dovesse cessare per qualsiasi motivo l’uso e destinazione delle altre sezioni al primo scopo originario dell’istituto, ossia alla cura dei pellagrosi, in questo caso non tenuto conto alcuno dell’eccezione sull’accoglimento di maniaci non pellagrosi di cui all’art. 19, tutti i mezzi di cui dispone l’istituto saranno devoluti alla Casa di Ricovero a beneficio delle classi rurali.
Personale interno
XXII – La direzione interna, vigilanza, cura, assistenza e custodia ai malati e vecchi a tutte le sezioni viene affidata ad alcune suore di una Associazione religiosa autorizzata per legge ed in numero quale sarà determinato dalia Commissione a seconda del bisogno.
Una di esse assumerà il nome di superiora le altre di sorelle.
XXIII – Le norme pel disimpegno e distribuzione delle loro attribuzioni vengono determinate da apposito regolamento interno.
XXIV – La pianta degli impiegati e salariati viene stabilita nel modo seguente, quale corrisponde alle condizioni attuali e prevedibili dell’istituto.
I – Segretario con stipendio annuo di Lire 750.-
II – Cassiere con stipendio annuo di Lire 250.-
III – Attendente all’azienda agricola con vitto, alloggio e stipendio annuo dì Lire 300.-
IV – Fornaio con vitto alloggio e stipendio di Lire 240.-
V – Una cuoca con vitto alloggio e stipendio di Lire 180.-
VI – Una serva con vitto alloggio e stipendio di Lire 120.-
VII – Capo mandria con vitto alloggio e stipendio di Lire 180.
Ritenuto che lo stipendio delle suore sia fissato a seconda dei regolamenti dell’ordine religioso scelto.
XXV – Il servizio medico viene fatto ordinariamente dai medici comunali di Mogliano. Quello particolare alla Sezione alienati da un medico specialista, retribuito dalle Provincie interessate.
I medici comunali saranno retribuiti a visita nella misura di Lire 2.00 (due) per ogni visita fatta all’una ed all’altra delle Sezioni separate, e Lire 3.00 (tre) per ogni visita cumulativa alle Sezioni stesse.
XXVII – L’assistenza spirituale dei ricoverati verrà affidata ad un sacerdote eletto dalla Commissione e preferibilmente fra il clero di Mogliano.
Ad esso sarà pure affidato il culto dell’oratorio annesso all’istituto e dò tutto verso quell’emolumento e norme determinate nel regolamento.
Disposizioni generali transitorie
XXVIII – E’ demandato alla Commissione di introdurre nei regolamenti interni tutte quelle modificazioni che fossero richieste dal bisogno e suggente dall’esperienza salvo l’approvazione di legge.
XXIX – Il presente statuto andrà in vigore dopo ottenuta la suprema approvazione ed eretto l’istituto ad ente morale con la riserva di cui all’an. 32.
XXX – Esso potrà venire modificato a maggioranza assoluta di voti e soltanto col concorso di tutti i membri della Commissione, salvo sempre le disposizioni di legge e quelle vitali di fondazione.
XXXI – I beni immobili attualmente intestati al fondatore passeranno tosto a Ditta dell’ente morale costituito.
XXXII – Viene poi espressamente riservato alla persona del presidente attuale/fondatore Gris Costante il diritto di tenere personalmente, e fino a che lo creda, sua vita durante la direzione ed amministrazione dell’istituto con dispensa dalle formalità di legge, ma assistito da una Commissione eletta come è stabilito nello statuto, ed aumentata di due membri scelti da esso fondatore fra i suoi cooperatori.
Visto d’ordine di SM il ministro
CRISPI
Doc. 10 – Circolare agli onorevoli Consiglieri Comunali di Mogliano Veneto (Fonte: AJ. G., B 3)
Essendosi in Consiglio Comunale da uno dei Consiglieri asserito che questo Istituto non porta vantaggi economici al paese né agli esercenti, a meglio illuminare il Consiglio (dispiacente di non aver potuto assistere all’adunanza) di fronte a quella gratuita asserzione, notizio nel seguente prospetto tutte le somme spese dall’istituto nel decennio ultimo nel paese di Mogliano:
In medicinali dal Sig. Centelli Attilio L. 21995.—
In istoffe, lingerie e vetrerie dal Sig. Ceselin Gualtiero L. 15546.93 In materiali laterizi dal Sig. Della Giovanna Dionigi L. 30030.21 In sale, tabacco ecc. dai Sigg. Milani Giuseppe e Bonaventura Fratelli L. 10861.—
In lavori di fabbro, meccanico e bandaio, carradore e calderaio dai Sigg. Benvegnù, Foffano, Ceschel, Vanin, Scaramuzza, Valongo, Giubilato Melchiorri, Ballotta e Feschiutta L. 25836.36 In trasporti e noli da Vendramin Giacomo e Longo Luigi e ferrature cavalli e bovi dal Sig. Callegari e Ceschel L. 1767.10 In latte dai coloni del Barone Bianchi L. 9063.30 In macine dal mugnaio Sig. Berizzi L. 3680.24 In mano d’opera muratori, falegnami operai L. 73406.03 In macelleria nel quinquennio dal 1895 al 1899 dai Sigg. Fratelli Tonolo L. 42244.81
(Notasi che dal 1899 l’istituto istituì un macello proprio acquistando animali a mezzo del fornitore qui in Comune Sig. Sante SandriperL. 102767.-con progressivo aumento, arrivando nel 1904 ad oltre L. 24000).
E ciò quanto agli esercenti, artisti, operai.
Quanto poi ad altri benefici che vengono al Comune, senza Accennare a quello secondario del personale stipendiato di assistenza sanitaria e di amministrazione; senza dire d’una scuola tenuta per 3 anni, togliendo d’imbarazzo il comune, per il solo stipendio di L. 600 alla maestra, senza dire di apparati elettrici, docce, bagni, tante volte messi a disposizione dei Comunisti; senza dire del collocamento in casi disperati d’urgenza di ragazzi ricoverati gratuitamente e di infermi con retta modica in confronto dell’Ospitale, accenno a quello più importante del dazio pagato che progredendo arriva solo nel corrente anno a quasi L. 2000, ed all’altro del mantenimento di vecchi del Comune a retta ridotta da cent. 75 a cent. 50, che portò fino ad ora un beneficio al Comune, in confronto degli altri, di ben L. 12,375.00 di fronte a L. 2000 avute dalla Congregazione di Carità (oltre ad altri 3 vecchi nelle piazze private e due mantenuti gratuitamente dall’istituto).
Da quel Consigliere, come da ogni altro, potranno essere controllati tutti i dati qui esposti presso la Ragioneria di questo Istituto.
Quanto poi a tutto il resto che fu detto in quella adunanza in mia assenza ed all’ordine del giorno approvato, dippoiché il Comune di Mogliano non vuole riconoscere i tanti vantaggi materiali dell’istituto e non pure quello morale di un Istituto il quale apre le braccia al ricovero di tanti poveri vecchi abbandonati dai Comuni limitrofi, che non hanno modo di ricoverarli; e nega ad essi la sepoltura o vuol farsi pagare (dopo anche vari anni di degenza qui in Comune) dichiaro che l’istituto provvederà a sensi di legge come vuole il Consiglio.
Mogliano Veneto, 7 novembre 1905
Il Presidente Gris
* Notasi che nel 18% il cimitero fu ampliato per mq. 1284.44 ossia per 1/3 di quanto basta pei vecchi morti fuori Comune e che l’istituto ha concorso con oltre l/3 della spesa in denaro e materiale, in modo che la sepoltura sarebbe quasi anche già pagata in pane.
Doc. 11 – Il commiato di Costante Gris
(Fonte: documento conservato dagli eredi di Pavan Gildo)
“Al Segretario del Pellagrosario Pavan Gildo,
perché ne dia notizia e copia alla Rev.ma Superiora ed agli impiegati d’ufficio ed al personale tutto e ai medici.
Nel pensiero di dover lasciare e forse presto l’amato Istituto al quale ho data tanta parte della mia attività e del mio cuore sento il bisogno e dovere di una parola a quanti cooperarono con me e mi furono prodighi di stima ed affetto. Ringrazio la Superiora e le buone suore e ad esse tutte raccomando di continuare eguale l’amore e la fede ed il lavoro nella Opera Santa ed ammirevole di carità sempre da Esse prodigata a tanti infelici qui accolti e la cooperazione al bene anche materiale dell’istituto.
E particolarmente ricordo con vera emozione il Segretario Pavan il quale fu sempre a mio lato per tanti anni sempre laborioso rispettoso obbediente e vivamente a me affezionato. A lui pure raccomando di continuare e più ancora se fosse possibile senza di me l’opera nell’amato Istituto nostro. E pure ringrazio i colleghi di amministrazione pella benevola cooperazione a me prestata, particolarmente il Comm. Pazienti, coll’intervento nelle nostre adunanze.
Ringrazio tutto il personale d’ufficio e ad esso raccomando di continuare nell’opera diligente, volenterosa, assidua, affettuosa. Ringrazio e molto i medici i quali con vera cordialità prestarono continua ed utile prova.
E finalmente mando il mio saluto a tutto il personale secondario e a capo di esso nell’azienda agricola l’attivo agente agricolo e benemerito. Un saluto agli infermieri tutti. A tutti ripeto: amate l’istituto adempiete sempre il vostro dovere volonterosi e ricordatevi di me.
Costante Gris
11-6-1923