Recensione su Maria Cacioppo, Mara Tognetti Bordogna, Il racconto del servizio sociale. Memorie, narrazioni, figure dagli anni Cinquanta ad oggi, Angeli, Milano, 2008, ISBN 978-88-568-0141-5.
Nel primo capitolo gli autori ripercorrono rapidamente l’evoluzione del servizio sociale italiano passando per il corso per “segretarie sociali” tenuto a Milano negli anni ’20 dall’Istituto italiano di assistenza sociale fondato da Paolina Tarugi e Carla Lavelli Celesia (p. 20), i Segretariati del Popolo, gli enti pubblici fascisti, la Repubblica e i metodi di lavoro anglosassoni. La scuola Femminile di San Gregorio al Celio “fu la prima ad avere un carattere continuativo ed una precisa impostazione didattica” (p. 22). Inoltre “la figura dell’assistente sociale venne inserita all’interno dei servizi dell’Onmi” (p. 22).
Il dopoguerra doveva rappresentare una “svolta” ed invece «le metodologie inserite ed insegnate nelle scuole erano tutte d’importazione, originate in Paesi culturalmente e politicamente differenti dell’Italia. Ciò portò loro ad un inserimento non immediato e ad una non facile applicazione pratica. La difficoltà di accettazione e la messa in discussione di tali metodi e di tutto l’impianto organizzativo delle scuole produsse, verso la fine del ’68, la prima crisi della scuola di servizio sociale» (p. 34).
Secondo gli autori tale crisi si risolse in 24 mesi (p. 37) in realtà durò molto più tempo almeno per tutti gli anni ’70 e per buona parte degli ’80 quando il ricambio della classe dirigente, di concerto con l’istanza politica del momento, consentì di ottenere il riconoscimento legale del titolo di studio, l’inclusione nei percorsi accademici e l’istituzione dell’albo professionale. In altre parole il servizio sociale italiano usciva dall’impasse protrattasi negli anni e si preparava al cambiamento che stava avvenendo nelle politiche sociali nazionali culminato all’inizio del secondo millennio con la legge di riforma dei servizi sociali (L. 328/00).
Tralasciando il secondo capitolo che riporta volti già noti del servizio sociale italiano (Guido Calogero, Maria Comandini, Guido Colucci, Anna Giambruno, Fausta Molinaroli, Giovanni De Menasce, Paolina Tarugi, Odile Vallin e Alba Canali) e il terzo capitolo che riporta cose già risapute sulle scuole si giunge al quarto capitolo (pp. 115-271) che effettua una panoramica su alcuni dei più recenti protagonisti della storia del servizio sociale. Si tratta di persone che hanno avuto delle esperienze professionali significative ma non tanto da essere inserite nei primi capitoli. Ciò non vuole sminuire la scelta del campione che, tra l’altro, vanta un ventaglio di personalità rinomate anche a livello internazionale con una formazione derivante dalla frequentazione di apposite scuole. In rari casi l’istruzione si arricchisce di una seconda laurea. Molti di essi hanno assunto ruoli rilevanti nelle associazioni di categoria e/o nell’Ordine professionale.
Ciascuno profilo è corredato da una mappa di rete che indica le “persone citate” ovvero il livello di trasmissione della memoria professionale di generazione in generazione. La didascalia a dire il vero tradisce una forma di “etichettamento”, ad esempio l’azzurro rimanda alla categoria “nostro protagonista”, il rosa rimanda alla categoria “persona citata durante l’intervista”, l’arancione rimanda alla categoria “persona citata durante l’intervista e nostro protagonista”, infine, il giallo rimanda alla categoria “persona citata durante l’intervista e pioniere/figura significativa del servizio sociale”. Ad esempio Tina Amadei cita Ferco (rosa), Contini (rosa), Franco Ferrario (rosa) e Gazzaniga (rosa). Lorenza Anfossi cita Emanuela Zancan (rosa), D. Modda (rosa), Annamaria Cavallone (arancione) e Aurelia Tassinari (arancione). Rosa Bernocchi Nisi cita Paolina Tarugi (giallo), F. Molinaroli (giallo), C.Ranchetti (arancione), M.Secchi (rosa), Franco Ferrario (rosa), A.M.Orlando (rosa), R.Dutto (rosa), L.Bolocan (rosa). Graziella Brex cita Pappalardo (rosa), S.Pianta (rosa) e A.Ricciardello (rosa). Si tratta di un panorama “pittoresco” con una prevalenza di toni chiari e tanti vissuti. Lo scopo non è solo quello di scoprire le tracce di altri personaggi forse meno noti ma anche di indurre il lettore a raccontarsi e a riconoscersi in questa grande comunità professionale.
Conclusioni e valutazione
Il libro si distingue per il metodo dell’approccio biografico dei protagonisti del servizio sociale. Fin dall’introduzione gli autori mettono in guardia da una storiografia ancora in ritardo su certi aspetti della ricerca (rapporto nord-sud, contributo multidisciplinare, accesso alle fonti). Il testo però presenta anche diversi limiti. Innanzitutto si tratteggia la Legge Crispi come “il primo riconoscimento sull’assistenza pubblica” (p. 19) dimenticando che questo provvedimento in realtà interveniva sugli enti privati “scimmiottando” quanto già previsto dalla Legge 30 agosto 1862 n. 733. Altre contraddizioni si riscontrano con il concordato del 1929 con cui lo Stato affidava alla Chiesa le competenze sui poveri per poi affermare subito dopo che l’Eca si prefigeva il sostentamento dei poveri (p. 29); nel 1928 fu istituita la prima scuola per assistenti sociali (p. 22) per poi affermare l’esigenza di istituire le prime scuole per assistenti sociali (p. 26); il Convegno di Tremezzo è rappresentato come “il luogo ove si gettarono le basi per la trasformazione dell’assistenza” (p. 28) per poi affermare che il casework fu introdotto in Italia da Anne King (p. 32), il groupwork da Dorothea Sullivan (p. 32) e il communitywork da Miss Trinchero (p. 33) che però non parteciparono al convegno!
Coerenza tra titolo e contenuti: ottimo (la narrazione come elemento fondamentale per la trasmissione della memoria identitaria professionale)
Organizzazione del testo: ottimo (si poteva migliorare l’alternanza tra scritto e parlato)
Esposizione degli argomenti: buono (la maggior parte di dati sono costituiti da fonti di prima mano)
Accuratezza dei dati: buono (ottimo per la parte biografica, eccetto i diagrammi: in base a cosa una persona è più importante e “colorata” di un’altra?)
Tesi dell’autore e sue dimostrazioni (suggerimenti, conclusioni, obiettivi, contribuzione effettiva alla conoscenza dell’argomento): ? (le conclusioni sembrano un’appendice avulsa dal contesto)
Originalità dei contenuti: buono (mancava un’indagine sulle ultime generazioni di assistenti sociali)
Leggibilità-accessibilità (illustrazioni, grafici, impostazione paragrafi-capitoli): buono (interessanti e pittoreschi i diagrammi contenuti nel compact disc allegato al libro)
Tempestività della pubblicazione (in relazione alla conoscenza attuale): buono (gli autori proseguono quanto fatto da alcune riviste di categoria)
Esaustività (note, bibliografia, indici e glossari): ottimo (c’è anche un compact disc allegato)
Rilevanza dell’autore (cv, istituto di riferimento, prestigio accademico): buono
Valutazione finale complessiva (apprezzamenti e limiti): buono (una traccia fondamentale per ricostruire la storia dell’assistenza in l’Italia che apre a nuovi orizzonti di ricerca).