Intervista ad Ugo Albano

Intervista a Ugo Albano, assistente sociale, giornalista e formatore

  1. Puoi descriverti in breve? Puoi spiegare le motivazioni per le quali hai iniziato la tua attività di libera professione?

Premetto che lavoro nel settore pubblico e che esercito attività aggiuntive: sono assistente sociale, giornalista e formatore. I motivi risiedono principalmente nel mio personale disogno di esercizio di attività professionali al di fuori di un semplice rapporto di dipendenza. E’ mia convinzione che nella dipendenza sia assai difficile un esercizio professionale completo.Nel mercato del lavoro, gli assistenti sociali guadagnano meno di altri professionisti (ingegneri, medici, avvocati).

2. Come, secondo te, gli assistenti sociali potrebbero guadagnare di più?

Cercando di strutturare competenze esclusive, cioè non offerte nel mercato da altri professionisti.

  1. Hai avuto esperienze nel settore pubblico prima d’ora? Come hai vissuto l’impatto con questo tipo di ambiente? Si, ci lavoro ancora nel settore pubblico.

L’impatto è frustrante, in quanto il settore pubblico in Italia richiede più servitori fedeli che professionisti competenti. Ciò sia perchè c’è una dirigenza asservita alla politica (e quindi necessariamente incompetente), sia perchè i servizi erogati sono oggi fortemente determinati a consolidare un certo consenso elettorale, anche a costo di prassi al limite della legalità.

  1. L’impresa è generalmente basata su una rete coesa. Come funziona il tuo lavoro di collaborazione sul territorio? Cosa si può fare di più?

Non parlerei di rete, nel mercato c’è una concorrenza spietata. Inoltre i più spietati sono proprio i colleghi assistenti sociali. Se nel settore pubblico essi sono incapaci a fare gruppo, nella libera professione lo sono ancor di più. Purtroppo.

  1. Cosa vuoi dire agli altri operatori sociali che sono ancora in attesa di un posto fisso nel pubblico impiego?

 Che devono svegliarsi e non “aspettare il posto”. Il mercato crea tante occasioni, sta a noi coglierle! Personalmente ringrazio Dio per l’attuale crisi economica italiana: finalmente gli assistenti sociali non aspettano solo il “posto pubblico”.

  1. Molti servizi (pubblici e privati) si basano sul lavoro interprofessionale e multidisciplinare, ad esempio, psicologi ed educatori nella tutela dei minori. Come può un’impresa alle prime armi e con un piccolo budget permettersi di assumere personale specializzato?

Dipende dal business, una cosa è un’impresa con un budget già consolidato, altra cosa è l’impresa agli inizi, ove spesso il capitale è messo in gioco dai soci iniziali. L’assunzione di personale, che è un costo, si giustifica solo se il businessplan lo prevede.

  1. Come accedono gli utenti ai tuoi servizi? C’è qualche tipo di valutazione, proposta o contatto? Gli utenti vengono di persona, per telefono o tramite internet?

Generalmente tramite conoscenti o l’invio di altri professionisti con cui ho un rapporto di fiducia.

  1. Puoi illustrare un profilo medio degli utenti che utilizzano i tuoi servizi? Che tipo di prestazioni offri?

I miei clienti sono spesso istituzioni o enti. Per quanto riguarda i privati, essi richiedono consulenze. Questi sono generalmente persone di ceto medio con buona capacità economica.

  1. In un paese come l’Italia – in cui lo Stato da solo non può risolvere tutti i problemi e c’è bisogno di imprenditori onesti e coraggiosi – come difendere il business dagli attacchi del totalitarismo pubblico? Come l’impresa può superare i problemi che affliggono la politica pubblica?

Il problema è che il pubblico da sempre non assicura alcunchè nel welfare, eppure il livello politico vuole controllare quel poco che c’è, spesso i flussi finanziari verso le cooperative. Occorrerebbe riportare un pò più di reddito alle persone e facilitare il loro acquisto di servizi. Con gli anziani, se si pensa alle badanti, è già così.

  1. Nel prossimo futuro, sempre più attività saranno svolte da macchine sofisticate, robot con intelligenza artificiale e sistemi guidati da complessi algoritmi. Esiste il rischio che possa scomparire il ruolo tradizionale dell’assistente sociale (faccia a faccia)?

L’automazione ha questi rischi, l’assistente sociale non ne è escluso. Certo, i sistemi tecnologici eliminano posti di lavoro, ma facilitano la vita alla gente. Per esempio il bancomat. Resto su quest’esempio: se l’assistente sociale al Comune oggi fa il bancomat e se arriverà una legge sul minimo vitale, a che serve un professionista? Meglio il bancomat!Esso invece non sparirà dal lavoro relazionale, occorre però che l’assistente sociale lo pratichi e non lo svenda ad altri professionisti.

Lascia un commento