Immagini di Maria, immagini della donna


Presentazione del libro “Immagini di Maria, immagini della donna” presso il polo culturale “Vigilianum” di Trento a cura della Diocesi di Trento e delle Edizioni Paoline. Modera suor Chiara Curzel.

Introduce Suor Linda Pocher, religiosa delle Figlie di Maria Ausiliatrice, discute una relazione sulle motivazioni che l’hanno portata a scrivere il libro. Da sempre è appassionata di cinema ma non aveva mai pensato che le due cose potessero andate insieme finchè non ha partecipato ad una conferenza di cinema dove la Madonna è presente con almeno un ruolo da protagonista. I film nascono dall’iniziativa degli autori che hanno voluto realizzare un’opera cinematografica ma con un modo che si allontana dalla tradizione religiosa e che procede verso l’idea di una ricerca contemporanea della teologia. L’idea è di affrontare questo argomento secondo una prospettiva multidisciplinare. All’interno del libro ci sono dei contenuti anche di tipo tecnico-psicologico e si arricchisce del contributo anche di altri autori. Ho vissuto tre esperienze diverse per ogni film sia per la storia personale che per la formazione. Nel primo caso “Io sono con te” si tratta di un documentario che però non ha avuto una buona accoglienza dalla critica. Da una parte sono stati molto contenti di figurare nel libro, d’altra parte si sente una certa insofferenza e di non essere stati compresi in pieno. Nel secondo caso “Troppa grazia” si tratta di una commedia dove sia il regista che lo sceneggiatore non sono credenti (e forse anche per questo motivo ha ricevuto un certo successo al botteghino) e non parlano di teologia ma di maternità. Nel terzo caso “Bar Giuseppe” Giulio Base presenta la storia di Giuseppe rivisitato in chiave moderna (“Bar” è un gioco di parole dove il significato ebraico di “figlio” si incrocia con quello italiano di “esercizio commerciale”).

Interviene Renato Butera, docente di giornalismo alla Pontificia Università Gregoriana, che discute una relazione sulla storia del cinema. Il cinema religioso ha passato varie stagioni. Un primo tempo, che coincide con i primi 20-30 anni, più biblico e spirituale, es. i fratelli Lumiere fecero un film in 14 quadri perché all’epoca c’era una sola inquadratura (tableau vivant). Fino agli anni ’50 tutte quelle storie sulla Bibbia e sui Vangeli diventarono un soggetto cinematografico da raccontare e da trasporre sugli schermi. Poi c’è stato un momento di confusione e il papa intervenne con l’enciclica “Vigilanti cura” (1936) dove si affermava che bisognava cogliere degli aspetti di spiritualità che non potevano essere traditi e si pensò al cinema come qualcosa in cui manifestare il trascendente dove la vita delle persone si ricollegava alla religione. Dopo il Concilio Vaticano II si pensa ad un approccio più umano, es. Pasolini gira il “Vangelo secondo Matteo” che oggi è considerato un capolavoro. Mentre prima il film religioso aveva una funzione educativa, adesso si vuole riscoprire qualcosa di più.

Interviene Katia Malatesta, dipendente della sovrintendenza ai beni culturali della Provincia Autonoma di Trento, che discute una relazione di critica cinematografica. “The sound of Bernardette” è considerato il trionfo del cinema religioso americano dove l’attrice protagonista vinse un oscar per aver saputo restituire al mondo l’immagine più genuina del personaggio. Fin dalla prima scena si vede Bernardette che si rende conto che arriva una vento misterioso e si inginocchia e la vediamo sola alla sinistra dello schermo che riflette la tradizione votiva, ad es. gli ex voto di Montagnaga di Pinè. Il registra si sofferma sul primo piano del volto in modo da condurre lo spettatore a guardare il film secondo il punto di vista del protagonista. Con gli occhi nostri la vediamo apparire a figura intera, vestita di luce e con il sentimentalismo della devozione popolare sembra quasi incorporea. Dal 1943 al 2018 passano 75 anni e al cinema esce “Troppa grazia” di Gianni Zanasi in cui la protagonista sembra una senza fissa dimora ma che in realtà è una geometra. Rispetto al primo film, qui la protagonista interagisce con la Madonna tanto che arrivano al punto di litigare. Nel leggere la critica sembra esserci un parallelismo tra il movimento femminista e la mariologia in quanto si assiste ad un processo di ripensamento della Madonna liberandola da alcune incrostazioni del passato giudaizzante e restituirla nella sua autenticità biblica. Nel 2001 esce “Saint Mary” con un punto di vista islamico in una logica di dialogo tra oriente e occidente. Segue dibattito.

La figura della Madonna è ancora attuale?

Da un punto di vista teologico è un terreno scivoloso perché la Chiesa ha strumentalizzato la figura di Maria per far fare alle donne quello che voleva che facessero a casa e in famiglia. Per altri versi è stata una spinta per l’emancipazione e la crescita femminile nella Chiesa dove le donne hanno avuto sempre uno spazio limitato. La figura di Maria ha una personalità che può far emergere ciò che nella Bibbia non è stato abbastanza apprezzato e valorizzato. L’idea è di dialogare con la gente, tra i ragazzi e a scuola per riflettere su problemi e temi di attualità, es. la violenza sulle donne.

In che modo il cinema affronta il problema delle pari opportunità?

Da amante del cinema parto dalla convinzione che non c’è più il mondo diviso tra uomo e donna e che il cinema religioso si è evoluto ed ha voluto trasmettere un’idea di Cristo e di tante figure cristiche asessuate, es. Almodovar concentra la regia non tanto sui protagonisti ma sull’umanità che avanza e insegna. Sono convinta che oggi siamo di fronte ad una nuova questione maschile laddove nel cinema c’è un dislivello tra registi maschi e femmine, sebbene oggi ci sono anche donne più brave, es. “The nativity story”.

È possibile giungere ad una rappresentazione scientifica e a-teologica della figura di Maria?

Non è possibile rinunciare alla figura di Maria come modello religioso anche se Dio non ha un solo nome altrimenti sarebbe un idolo. Ciò consente a tutti di accostarsi ad una figura che cambia nel tempo e che può aiutarci nei momenti più difficili della nostra vita. Non dobbiamo pensare però alla figura di Maria come a qualcosa di statico o passivo. Nei film più recenti l’immagine di Maria si ricollega anche ad una rappresentazione dell’ordine ingiusto del mondo, es. “Son of Man” ambientato in Africa dove c’è una Madonna nera formidabile. Si presenta come una figura di superdonna che libera l’umanità dai suoi orizzonti di potere e di assopimento mentale.

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