Perché l’Africa divenne nera? Breve storia dell’umanità

Immaginando un dialogo con un indigeno guiniano Jared Diamond cerca di rispondere alla domanda seguente: “Perchè alcuni popoli si sono sviluppati di più ed altri meno?” Al principio del 1400 la Cina è il paese tecnologicamente più avanzato al mondo (fa già uso della polvere da sparo, della bussola, della ghisa e della stampa) eppure l’emergenza di un partito conservatore impedisce a questo paese di espandersi e l’Europa ne approfitta per colonizzare 2/3 del pianeta. Nel 1500 le differenze tra i continenti erano state messe alla prova non solo sul piano religioso ma anche politico e culturale. Gran parte dell’Europa era abitata da civiltà avanzate mentre in America le civiltà precolombiane (inca e aztechi) non avevano neppure il cavallo o la ruota. L’Africa aveva il ferro ma era troppo divisa tra stati e staterelli per poter avere voce in capitolo. Pertanto fu facile per le nazioni europee soggiogare il resto del mondo. L’Europa, rispetto all’America e all’Africa, ha saputo sviluppare una tecnica agricola ed un organizzazione sociale stratificata. L studio sulle diseguaglianze sollecita tre possibili obiezioni:

1 il tentativo di spiegare le cause delle diseguaglianze, può essere una giustificazione per la stessa diseguaglianza? La risposta sta nel rischio di confondere tra spiegazione e giustificazione: se gli psicologi studiano il comportamento dei criminali non è per giustificarlo, così come se gli ecologi studiano l’inquinamento non è per peggiorarlo: nessuno vuole giustificare il fatto in sé quanto piuttosto studiarne le cause per trovarvi un rimedio.

2 Il fatto di studiare Europa e America, può implicare l’assunzione dell’Occidente come modello culturale dominante? Vedremo che molti elementi fondanti dell’Oriente si svilupparono altrove e furono poi importati in Occidente.

3 Il di studiare la civiltà, può implicare il riconoscimento dell’evoluzionismo a detrimento del nostro passato? I cd. “doni della civiltà” sono un’arma a doppio taglio: rispetto ai nomadi, i sedentari hanno migliori cure mediche a discapito però della solitudine e della competizione.

I psicologi sociali hanno tentato di studiare una fantomatica “intelligenza innata” tale da misurare il livello di sviluppo delle popolazioni in base a questo quoziente collettivo ma invano. Lo storico inglese Arnold Toynbee analizzò le dinamiche interne di 23 società sviluppate 22 delle quali avevano una cultura scritta e 19 eurasiatiche ed ha scoperto che la civiltà umana si presenta con una serie di cicli a sfide risposte nelle quali delle “minoranze creative” formulano delle soluzioni che riorientano il resto della maggioranza, es. i Sumeri che sfruttano le paludi dell’Iraq o la Chiesa cattolica che inducono le popolazioni barbare a convertirsi al cristianesimo. Ne consegue che le civiltà declinano quando i loro leader smettono di rispondere creativamente ai problemi secondo una logica di autodistruzione. Come Toynbee tuttavia si potrebbero citare centinaia di migliaia di ipotesi sulle diseguaglianze e tutte diverse l’une dalle altre per dimostrare che non siamo in grado di comprendere il corso generale della storia. Così ad es. gli Stati Uniti sono una società forgiata in Europa che occupa un territorio strappato agli indiani nativi e che ospita i discendenti di milioni di africani immessi con la forza. Supporre che il corso della storia rifletta le innate differenze tra i popoli (determinismo ambientale) può sembrare logico ma assolutamente antiscientifico.

I reperti fossili dimostrano che nella linea evolutiva umana si giunse alla posizione eretta circa quattro milioni di anni fa. Dopo un altro milione e mezzo si giunse all’aumento di massa corporea e del cervello. Queste specie protoumane sono note come “australopithecus africanus e homo erectus. Passano altri due milioni e mezzo di anni e compaiono e primi attrezzi, assai rozzi, fatti con pietre scheggiate. Per i primi cinque-sei milioni di anni della sua storia, l’uomo rimase confinato in Africa per poi ritrovarsi in Indonesia (cd. uomo di Giava) datato attorno al milione di anni fa. È ragionevole pensare che la colonizzazione dell’Asia permise quella dell’Europa che si realizzò 500 mila anni fa. Qui subentra il problema del “primato”: quando uno studioso scopre un primo “X” subito viene contraddetto da un altro studioso che gli oppone un altro “primo X” e molto si gioca sul consenso tra gli studiosi il che può accadere anche dopo molti anni tra annunci di nuove scoperte e varie confutazioni. Mezzo milione di anni fa l’homo erectus si evolve in homo sapiens con un cervello più grande e più arrotondato ma attende ancora del tempo prima di emigrare in America presumibilmente circa 12-10 mila anni fa. Tra i 130 mila e i 40 mila anni fa i vari ceppi cominciano a differenziarsi dal resto del mondo: l’uomo di Neandertal nell’Eur-Asia che mostra i primi segni di rispetto per i morti e di cure per i malati e l’uomo di Cro-Magnon risalente a circa 50 mila anni nell’Asia orientale che mostra degli attrezzi standard e ornamenti di conchiglie. In America 12-10 mila anni fa nacquero società agricole complesse che già aveva avuto contatti con gli europei prima di Colombo: i primi a raggiungere il Nuovo Mondo furono i vichinghi in Groenlandia tra il 986 e il 1500 che però non ebbe alcun effetto sugli indigeni. Com’è possibile che un manipolo di 168 soldati si è imposto su un impero di milioni di inca? Gli inca non conoscevano la menzogna ed inoltre erano praticamente affascinati dal livello tecnologico degli spagnoli. Così, per mezzo dell’inganno, Pizarro fece catturare Atahualpa e lo fece uccidere dopo averlo ricattato con ogni falsa promessa. Nel frattempo ebbe tutto il tempo di esplorare l’impero e agire indisturbato chiamando rinforzi dall’Europa. Fucili e pistole ebbero un ruolo limitato rispetto agli eventi che avevano preceduto la conquista: il predecessore di Atahualpa, Huayna Capac, era morto senza lasciare eredi da cui ne era scaturita una guerra civile inoltre Pizarro aveva caricato a Cuba uno schiavo malato di vaiolo che lo ha trasmesso agli indigeni. Un secolo dopo, nel 1618, i 20 milioni di abitanti del Messico precolombiano erano diventati poco più di un milione e mezzo. Le malattie portate dagli europei, molto più delle armi, sterminarono il 95% della popolazione precolombiana. Non era andata meglio a Montezuma capo degli aztechi che aveva scambiato Cortes per un dio e lo aveva accolto con gli onori nella capitale. Hernando de Soto, il primo europeo ad avanzare a nord nella valle del Mississipi, nel 1540, si trovò di fronte a villaggi abbandonati pochi anni prima in cui tutti gli abitanti erano morti di malattie infettive. Pensò che non vi fosse nulla da sfruttare e quando i coloni francesi vi arrivarono nel XVII secolo la civiltà indiana era sparita. Nel complesso del Nuovo Mondo la popolazione nativa scomparve per il 95%. Nel 1837 la tribù dei mandan stanziate nelle Grandi Pianure, fu infettata dal vaiolo portato da un battello a vapore in navigazione nel Missouri determinando una diminuzione della popolazione da 2000 a poco più di 40 individui. Gli 8 milioni dell’isola di Haiti nel 1492 sparirono tutti entro il 1535. Il morbillo alle Figi nel 1875 uccise un quarto degli abitanti.

Popoli diversi abbracciarono l’agricoltura in tempi diversi ed alcuni come gli aborigeni australiani non lo fecero mai. In tutti i caso si tratta di una tappa fondamentale per lo sviluppo di una nazione. Il requisito è una maggiore disponibilità di cibo da cui ne consegue un aumento di popolazione. Il secondo passo è la differenziazione tra cibi commestibili ed altri indigesti. Selezionando e coltivando le specie di cui l’uomo poteva nutrirsi è stato possibile sfruttare la terra e gli animali che sostituirono la selvaggina come fonte di proteine. Si ritiene che l’agricoltura, apparsa circa 7 mila anni fa, abbia coinvolto la maggior parte di popoli in tutto il mondo: dai celti europei agli indiani d’America almeno laddove vi erano terre sufficientemente irrigate; lo sfruttamento degli altopiani, il cui suoli era molto più duro, fu possibile solo più tardi (in Europa nel XIX secolo, in America molto prima). La presenza di ricche terre tuttavia non deve trarre in inganno, es. la California, pur disponendo di terre fertilissime, fu abitata da nativi indiani prima dell’arrivo degli spagnoli. La vita sedentaria consentì di aumentare la densità abitativa perché diminuiva l’intervallo di nascita dei figli: una donna nomade non può permettersi di portare con sé più di un bambino alla volta e ciò spiega il perché i beduini preislamici praticassero spesso l’infanticidio. I popoli sedentari, invece, possono allevare tutti i bambini che vogliono. Secondo gli studiosi non fu l’agricoltura a consentire tanto lo sviluppo quanto la produzione del cibo, cd. “surplus alimentari”, che imponeva un ripensamento dei mezzi di conservazione e immagazzinamento. Così la custodia del cibo diventa anche un mezzo per procurarsi dei soldati di professione. Ciò spiega anche del perché nelle popolazioni preislamiche non vi fossero gerarchie significative al potere e tutto si risolveva nelle faide tribali mentre nelle popolazioni sedentarie c’è la necessità di gestire l’accumulo di risorse date dallo stile di vita stanziale e quindi di eleggere degli uomini di governo. La società agricola è formata anche di classi sociali: i sacerdoti forniscono una giustificazione religiosa alla guerra mentre gli oziosi custodiscono e tramandano l’informazione. Secondo altri, dove le risorse alimentarsi si accumulano, può accadere che un élite riesca ad affrancarsi dalla necessità di produrre e anzi ottenga il controllo del lavoro altrui imponendo tasse o la schiavitù dedicandosi così a tempo pieno al governo. Ecco perché le società agricole di medie dimensioni si organizzano in potentati vari e quelle più grandi diventano veri e propri stati. Queste strutture politiche complesse sono certo in grado di organizzare una guerra di espansione, magari attraverso dei soldati professionisti, meglio di quanto non possa fare una banda di nomadi. Tuttavia questa non è una legge universale: gli indiani d’America divennero sedentari senza coltivare mai nulla ma sempre cacciando la selvaggina; i Maori riuscirono a diventare sedentari, ad immagazzinare il cibo e a darsi una struttura di governo stabile ma non diventarono mai un verso Impero perché non avevano un esercito di professione e furono logorati e sconfitti da 18 mila inglesi. La storia è fatta di conflitti impari tra chi qualcosa ce l’aveva e chi no. Tuttavia gli storici sono riusciti ad appurare che l’agricoltura e l’allevamento non furono un’invenzione europea ma vi furono portati dalla Mesopotamia e dall’India. In Egitto i nativi iniziarono ad aggiungere le specie del Medioriente alla loro dieta per poi raccoglierne i frutti spontanei. Gli invasori stranieri non furono guerrieri o barbari ma piante e animali. Analogamente bisogna capire che l’agricoltura non fu la lineare conseguenza del nomadismo e che entrambi i fenomeni si alternarono a vicenda nel corso del tempo in base a delle strategie alternative adottate da questo o quel popolo. Quali furono i fattori che determinarono tali strategie? Il declino delle risorse naturali, es. i primi coloni sbarcati sull’Isola di Pasqua si portarono appresso del pollame da allevare ma non ne fecero uso finché non sterminarono tutti gli uccelli selvatici e quando il pollame morì anche i coloni si estinsero. Un secondo fattore è stato l’aumento di disponibilità di specie addomesticabili a discapito di quelle selvatiche. Un terzo fattore fu il progresso tecnologico nella raccolta e nello stoccaggio del cibo. Un quarto fattore fu il rapporto tra densità della popolazione e produzione di cibo. Questi 4 fattori ci aiutano a capire del perché in Mesopotamia l’agricoltura è apparsa nell’8500 a.C. mentre in America erano ancora nomadi che sono riusciti a sopravvivere solo in aree in cui le barriere geografiche agivano come freno all’immigrazione. Siamo allora vicini a quanto diceva Toynbee sulle “minoranze creative” che reagiscono a determinati processi in una catena di azione e reazione sempre più velocemente tale che la densità cresce al pari dei bisogni alimentari e, in altre parole, chi riesce a procurasi più cibo riesce anche a sviluppare un superiore livello tecnologico. Possiamo definire la “domesticazione” di una specie vegetale il processo in cui la specie in questione viene fatta crescere dall’uomo in modo da farle subire quelle mutazioni genetiche che la rendono più utile e adatta alla consumazione, es. trasformare una mandorla velenosa in commestibile. Com’è possibile che la domesticazione sia avvenuta 10 mila anni fa senza alcuna dotazione tecnica? Non tutte le specie poi sono state domesticate allo stesso tempo: i piselli 8 mila anni fa, le olive 4 mila, le fragole nel 1846. I semi, che possono sopravvivere al processo di digestione e germinare nelle feci, hanno compiuto migliaia di chilometri prima di domesticare. Il tutto fa parte della selezione naturale che consentì 3 processi alle specie selvatiche: l’aumento di dimensioni, es. dei piselli; il mutamento del sapore, es. la mandorla da amara a dolce; la perdita o l’acquisto dei semi, es. le banane persero i semi nel passaggio dallo stato selvatico a quello domesticato (coltivato). Altri popoli come gli indiani d’America hanno saputo fare meglio di noi ad es. sfruttando le ghiande da quercia che sono nutrienti, ricche di amido e di oli la cui amarezza può essere corretta macinandole nell’acqua. Perchè allora in alcune parti del mondo si è giunti ad utilizzare l’agricoltura in un modo e in altre parti in un altro? Se la domesticazione delle specie vegetali può far sorgere più di qualche dubbio, allora bisogna considerare il campo della domesticazione animale. L’agricoltura è stata la prima vera rivoluzione nella Mesopotamia a cui è seguita la costruzione delle città, la scrittura e la guerra. Tutto ciò è stato possibile dall’aumento della densità della popolazione, dalla scorta di viveri e da una classe di persone dediti alla loro gestione. Il contrasto con l’America centrale non potrebbe essere più azzeccato: lì si trovano solo due animali domestici (il tacchino e il cane) dal valore alimentare non eccelso, e un cereale (il mais) difficile da coltivare in pianura ma facile sugli altipiani da cui ne consegue che i primi tentativi di domesticazione ebbero luogo solo nel 3500 a.C mentre il passaggio dal nomadismo alla sedentarietà avvenne non prima del 1500 a.C. La Nuova Guinea, l’isola più grande al mondo dopo la Groenlandia, si trova vicino all’equatore a nord dell’Australia. Grazie alla sua posizione ospita un gran numero di specie animali e vegetali. L’uomo vi è presente da almeno 40 mila anni tanti quanti i cro-magnon in Europa. I guiniani quindi hanno avuto tutto il tempo per domesticare piante e animali ma perché non lo hanno fatto? Gli scavi mostrano che l’agricoltura è sorta piuttosto presto attorno al 7000 a.C. a cui però non è seguito uno sviluppo tecnologico al pari di quello europeo per vari motivi: l’ambiente manca di cerali domesticabili, manca di animali di grossa taglia tale da indurre i contadini degli altipiani a gravi carenze alimentari perché i vegetali da loro coltivati erano poveri di proteine, es. il caso dei bambini con l’addome gonfio che si vedono in Africa perché mangiavano molti carboidrati ma poche proteine e molti sostengono che il cannibalismo fosse dovuto per sopperire alla carenza di proteine. Le ragioni per cui i guiniani non riuscirono a coltivare le mele sta nell’intero complesso di specie animali e vegetali che avevano a disposizione che non fu da stimolo a fare di più e meglio. La regione dei fayu in Nuova Guinea non possedeva piante locali coltivabili e la principale fonte di cibo era il sago, un tipo di palma di cui si mangia il midollo farinoso. Quando poi tutte le piante di sago finivano i fayu erano costretti a emigrare in terre dove ce n’erano di più costringendoli al nomadismo. La domesticazione animale risponde a due criteri: l’uomo seleziona gli animali più rispondenti ai propri bisogni e gli animali a loro volta rispondono alla pressione selettiva alterata adattandosi all’ambiente umano. Analogamente a quanto avvenuto per le piante anche gli animali si sono evoluti a seconda degli adattamenti: chi ha sviluppato un pelo più folto, chi ha ridotto le dimensioni o chi le ha aumentate, es. i cani presentano una grande varietà di caratteristiche in funzione all’uso che ne è stato fatto dall’uomo. Più un territorio è ricco di candidati alla domesticazione, più la popolazione ha probabilità di svilupparsi. L’apparente arbitrarietà con cui l’uomo ha domesticato alcune specie e non altre può essere spiegata con il principio di Anna Kerenina, il romanzo di Lev Tolstoj: “Tutte le famiglie felici si somigliano ma ogni famiglia infelice lo è a modo suo; con ciò si intende affermare che esiste un solo modo per essere felici ma vari modi per essere infelici. Da ciò ne seguono 3 corollari: più veloce è il tasso di crescita di una specie, più sarà conveniente investire nel suo sviluppo; una specie deve poter riprodursi in cattività in quanto i rituali di accoppiamento vanno a detrimento della domesticazione; il soggetto da domesticare deve essere docile, es. la zebra è indomabile essendo soggetta agli assalti dei felinidi in Africa del Nord.

Finora abbiamo visto come lo sviluppo tecnologico di una popolazione sia legata alla produzione di cibo, alla domesticazione degli animali ed all’agricoltura. Adesso vedremo come questi fattori possono determinare lo sviluppo culturale, economico e politico. Le differenze geografiche tra i continenti non condizionarono solo il cammino dell’agricoltura, ma anche quello di varie tecniche e invenzioni. La ruota, apparsa attorno al 3000 a. C. nel Vicino Oriente, si diffuse in gran parte dell’Eurasia nel giro di pochi secoli, mentre la stessa invenzione indipendente in Messico non arrivò mai fino alle Ande. Lo stesso accadde per l’idea dell’alfabeto, che partì dalla Fenicia attorno al I500 a. C. e arrivò a Cartagine e in India in meno di 1000 anni; invece il sistema di scrittura inventato in Mesoamerica, che fu usato per almeno 2000 anni, non uscì mai dal suo luogo d’origine. È evidente che le ruote non sono condizionate dalla latitudine nel modo in cui lo è la coltivazione di una pianta. l legame qui è indiretto, e passa attraverso le conseguenze dell’agricoltura. Le prime ruote erano usate per costruire carri trainati da buoi, destinati al trasporto di cibo. La scrittura si diffuse all’interno di ristrette élite, mantenute dalla massa di contadini che producevano il cibo necessario, e fu messa al servizio della propaganda, della burocrazia e del commercio – tutte funzioni tipiche di una società agricola complessa. In generale, è più probabile che queste idee si diffondano in popoli che hanno già avuto intensi scambi di semi, di animali e di tecniche produttive. Perché allora contano così tanto gli animali domestici? Perché da essi gli uomini hanno imparato a difendersi dalle malattie. La questione dell’origine animale delle malattie è alla base di una delle grandi linee generali della storia di cui ancor oggi ne paghiamo le conseguenze, es. l’Aids. I peggiori killer sono stati delle malattie evolutesi a partire da infezioni degli animali e laddove non ve ne sono stati quelle popolazioni ne hanno pagato lo scotto in un secondo momento. Il virus del morbillo è parente stretto della peste bovina che poi si è adattato all’uomo. Nelle Americhe non c’erano molti grossi mammiferi perché l’80% si era estinto alla fine dell’ultima glaciazione, 13 mila anni fa. I pochi animali domesticati non avevano molte probabilità di trasmettere delle malattie pertanto quando si è presentata l’occasione, all’arrivo degli europei, le malattie non hanno riscontrato ostacoli di sorta e hanno fatto il loro corso di sterminio. La cd. “influenza spagnola”, la peggiore epidemia della storia, uccise 21 milioni di persone verso la fine della prima guerra mondiale. La peste bubbonica, che si trasmette dal morso del topo, spazzò via un quarto della popolazione europea tra il 1346 e il 1352. In Canada, durante la costruzione della ferrovia Toronto-Vancouver, la popolazione nativa indiana fu sterminata dalla tubercolosi. I bianchi americani spedivano agli indiani pellerossa delle coperte in cui poco prima avevano avvolto dei malati di vaiolo. I microbi inoltre si comportano come tutte le altre specie viventi e quindi si adattano all’organismo che infettano. Molti di quelli che si chiamano “sintomi” in realtà sono dei modi in cui il germe si adatta all’ambiente. Il corpo umano ha naturalmente dei metodi per rispondere alle malattie tra cui la febbre che alza la temperatura del corpo nel convincimento che il calore possa uccidere i batteri cattivi, il sistema immunitario e il patrimonio genetico che ha consentito ad alcune popolazioni di resistere di più rispetto ad altre, es. presso i neri africani, gli ebrei askenaziti e gli europei del nord sono più diffuse l’anemia e la fibrosi cistica. Perchè l’agricoltura è responsabile delle malattie infettive? Perchè i nomadi, nel percorrere lunghi tragitti, sono costretti ad abbandonare le loro feci, ricettacolo di germi e batteri, mentre i sedentari devono convivere coi loro rifiuti che forniscono una comoda strada per contaminare la terra e le acque. Le civiltà che contrassero le malattie poi riuscirono anche meglio a prevenirle e a combatterle. La sedentarietà fu decisiva per la tecnologia perché permise la possibilità di accumulare beni trasportabili. I nomadi dovevano limitarsi agli oggetti che poteva portare via mentre i sedentari possono accumulare una maggiore quantità di oggetti. La tecnologia inoltre non dipende solo dalle invenzioni autonome ma anche dalla diffusione delle idee tra le varie società e ciò dimostra del perché il progresso fu più rapido in quelle zone in cui esistevano meno ostacoli ambientali ai contatti tra i popoli, es. il Mediterraneo che ha visto molte nazioni in competizione tra loro all’interno delle quali sono vissuti molti potenziali inventori mentre l’istmo di Panama in America è stato per secoli un ostacolo allo scambio tra nord e sud. L’ultimo fattore analizzato in questo capitolo, dopo la scrittura e le malattie, è la politica. Gli animali più vicini all’uomo quali i gorilla e i cani vivono in branco e presumibilmente così facevano i primitivi esseri umani prima di diventare tribù. Nelle tribù la gente è vincolata a rapporti di matrimoni combinati e parentela. Il capo-tribù non può assumere decisioni arbitrariamente senza il consenso degli altri e non possono trasmettere la propria carica ai figli. Questo sistema è di tipo egualitario e non prevede classi sociali. Inoltre nessuno può arricchirsi a scapito degli altri perché sono tutti vincolati da debiti e obblighi finanziari. L’economia è basata sul baratto e non si conosce il sistema di tassazione inteso come versamento di una quota ad un’autorità centrale indipendente. Il punto di svolta si ebbe quando si tentò di superare il baratto. Le consorterie, come le tribù, erano formate da numerose famiglie non imparentate tra loro. Nel baratto A regala qualcosa a B con la tacita intesa che B in futuro ricambierà con qualcosa di valore simile. Nelle consorterie si sviluppò un sistema alternativo di economia redistributiva in cui un capo poteva ricevere un tributo e poi organizzare una festa in cui distribuiva parte dei proventi a tutti. In alcuni casi i proventi non venivano distribuiti ma consumati dalla classe dominante o da chi lavorava per loro. Nelle consorterie il capo poteva chiedere al popolo di partecipare alla costruzione di grandi opere sia di pubblica utilità che per uso personale. Tipi di consorterie sono esistite nelle Hawaii, nell’Africa subsahariana e in Polinesia ma sono via via scomparse perché appetibili alle popolazioni vicine. Perchè le consorterie, pur essendo tecnologicamente più avanzate, non sono sopravvissute alle tribù? Jared Diamond formula 4 ipotesi:

conflitto: nelle tribù i conflitti potevano durare generazioni su generazioni ma il conflitto rimane limitato alle tribù coinvolte (faide) mentre nelle consorterie il conflitto poteva coinvolgere anche le persone che non erano vincolate al clan o alla tribù con il rischio di degenerare in un conflitto su larga scala;

il processo decisionale: in una tribù dove tutti si conoscono le informazioni circolano in fretta e tutti possono parteciparvi mentre nelle consorterie le informazioni sono di stretto appannaggio di una o più minoranze che non assumono sempre le decisioni migliori;

economia: nelle tribù i trasferimenti di risorse veniva svolti dai capi-clan tramite il baratto mentre nelle consorterie un gruppo poteva avere più risorse rispetto ad un altro; però, al contempo bisognava anche trovare il modo per scambiare quelle risorse con l’esterno che il proprio territorio non poteva produrre;

demografia: con l’aumento della popolazione il territorio di ogni tribù diminuisce in quanto bisogna coltivare più terra per sfamare i nuovi giunti.

Ci sono poi dei casi di consorterie tribali come nel caso degli indiani cherokee che nel 1730 elessero un capo e si diedero una costituzione per fermare l’avanzata dei coloni inglesi in America. Questa unità politica (consorzio) non si formò in modo violento ma per inerzia al solo scopo di fronteggiare la minaccia dell’uomo bianco. Ci sono però alcune obiezioni: la prima, più nota, è la teoria del contratto sociale di Jean Jaques Rousseau secondo cui le persone inconsciamente delegano gli altri a gestire le proprie risorse secondo i criteri di una rozza democrazia rappresentativa; una seconda teoria parte dal fatto che la necessità aguzza l’ingegno, es. in Mesopotamia l’incremento della popolazione rese necessario la predisposizione di grandi sistemi di irrigazione e di conseguenza un’organizzazione centralizzata per la manutenzione. Con le consorterie siamo di fronte per la prima volta al grande dilemma delle società non egualitarie. I capi privi di consenso potevano essere rovesciati da un sollevamento di massa o magari da un altro leader. Nelle consorterie troviamo in genere un’ideologia che anticipa la religione non ancora intesa come sistema di feste e riti. Le società tribali preislamiche credeva in certe entità soprannaturali ma ciò non giustificava l’esistenza di un’autorità suprema o il trasferimento delle ricchezze alla comunità. La religione da questo punto di vista offre due importanti vantaggi: risolve il problema della convivenza tra stranieri e fornisce qualche motivazione in più per offrire i propri servizi all’autorità anche a costo della vita. Anche nelle moderne democrazie alcune informazioni sono riservate a pochi individui, es. la crisi cubana del 1963 inizialmente fu gestita dal presidente e dalla stretta cricca di collaboratori prima ancora di coinvolgere il Congresso. Le leggi sono spesso promulgate in forma scritta perché esistono delle èlite in grado di farlo, es. in Mesopotamia la scrittura nasce quasi contemporaneamente alla formazione dello Stato mentre nelle consorterie polinesiane non esistevano documenti scritti.

Scopo di questa ultima parte del libro è di dimostrare, attraverso alcuni casi-chiave, lo sviluppo di alcune civiltà rispetto ad altre: gli aborigeni in Australia, i Cinesi in Cina, gli austronesiani in Polinesia, gli europei in America e gli africani in Africa.

Perchè in Australia, pur essendo ricca di minerali, non si produssero attrezzi di metallo, non arrivò la scrittura e non si giunse a società complesse? Perchè gli aborigeni rimasero sempre dei nomadi, alternando aree ricche e fertili separate da un enorme deserto disabitato. Pur conoscendo la tecnologia dell’arco e delle frecce della popolazione della Nuova Guinea si accontentarono del boomerang. Gli aborigeni non superarono mai le 300 mila unità e non giunsero mai a pescare, cucire o accendere un fuoco. L’isolamento e la mancata crescita della popolazione possono spiegare anche il mancato sviluppo di questo popolo.

La storia della Cina serve a capire la storia di tutta l’Asia? I grandi fiumi favorirono il trasporto di uomini e mezzi da un confine all’altro. La Cina è riuscita a darsi quell’unità politica e culturale che è mancata a tutte le altre nazioni ma allora perché non è arrivata prima in America o sulla Luna?

Fino dal IV millennio a.C. da Taiwan appaiono i primi attrezzi neolitici e ceramiche derivato dagli stili della Cina continentale. Questa tecnologia si estende nell’arco di circa mille anni nelle Filippine e a Timor, a Giava e in Nuova Guinea. Incredibilmente attraversa gli oceani e giunse fino al Madagascar attraverso delle imbarcazioni decisamente più avanzate delle canoee. Gli austronesiani erano agricoltori neolitici con una popolazione più densa e numerosa, armi avanzate e malattie infettive verso cui avevano sviluppato una certa resistenza. L’espansione verso il continente tuttavia fu frustrata da una parte dai nomadi dell’Indonesia e d’altra parte dagli agricoltori della Nuova Guinea.

Perchè gli europei sono giunti in America e non viceversa? In America l’agricoltura era diffusa come in Europa ma le popolazioni del nord rimasero per lungo tempo nomadi ma con barriere geografiche insormontabili (istmo di Panama) e la scarsità di specie addomesticabili (cavallo), es. il lama, la patata dolce e la cavia non giunsero mai dalle Ande in Messico. L’agricoltura americana inoltre soffriva di poche proteine e calorie per la forza lavoro. Gli unici due imperi capaci di mobilitare armi e uomini erano gli Inca e gli Aztechi ma non disponevano di un sistema di scrittura efficace. L’Europa ha avuto senza dubbio un vantaggio già in partenza giacchè i primi uomini sono comparsi circa un milione di anni fa mentre in America si dovette attendere il passaggio degli asiatici attraverso lo stretto di Bering il che avvenne 12 mila anni fa e non si conosce un fenomeno contrario (non si capisce del perché gli americani non abbiano tentato di passare lo stretto di Bering per colonizzare l’Asia). Le piante americane erano meno pregiate di quelle europee e non consentirono l’aumento della popolazione come invece in Europa. La ruota messicana era utilizzata come trastullo per gli infanti, il lama delle Ande non fu utilizzato come animale da traino.

Perchè l’Africa divenne nera? Nel 3000 a.C. partendo dalla Savana i bantu allevavano il bestiame e coltivavano le specie tipiche del loro clima umido ma non conoscevano i metalli. Durante l’espansione equatoriale persero molto bestiame a causa della mosca tse-tse ma giunti nel bacino del Congo iniziarono a disboscare la zona e a crescere di numero spingendo i pigmei oltre la foresta. Poco dopo il 1000 a.C. i Bantu uscirono dalla foresta e raggiunsero i grandi laghi africani e da lì fino alla costa orientale dove iniziarono ad allevare i buoi. Appresero anche l’arte del ferro che era stato scoperto nel Sahel. Con il ferro i Bantu avevano un apparato tecnico-militare che li fecero espandere fino a tutto il Sudafrica. A questo punto però sorge un evento critico. In Sudafrica abitava un gruppo misterioso che gli europei chiamarono boscimani ma che sarebbe più corretto definire “khoisan” dalla carnagione chiara tendente al giallognolo, capelli folti e donne steatopige. Gli antropologi non riescono a spiegarsi l’origine di questo popolo fatto sta che i bantu non attaccarono i boscimani ma si integrarono a vicenda. Era finita l’espansione intesa come guerra ed era iniziata la pace intesa come stabilizzazione. I buoi infatti non sopravvissero al clima torrido del Sudafrica ed è probabile che i Bantu abbiano subito un involuzione.
Conclusioni
A conclusione di questo libro abbiamo dimostrato la completa obsolescenza della teoria evoluzionistica di Darwin secondo cui lo sviluppo di un popolo dipende dalle sue innate differenze biologiche. Abbiamo visto che l’agricoltura fu una tappa fondamentale per il riprodursi di società complesse dotate di una politica organizzata e di una divisione sociale del lavoro. Abbiamo visto anche la differenza tra agricoltura e domesticazione laddove questa occupa un posto di rilievo nello sviluppo della popolazione anche e sopratutto in vista della risposta alle malattie. Le differenze tra le nazioni nascono anche grazie ai loro scambi e spostamenti, es. l’Australia era isolata da una parte dall’Oceano e d’altra parte dall’arcipelago indonesiano mentre la formazione concava del Mediterraneo ha consentito alla Repubblica di Venezia di costruire navi sempre più grandi e performanti tali che potessero sostenere grandi traversate anche oceaniche. La nascita di una classe mercantile, il capitalismo, il sistema bancario, la mancanza di sovrani assoluti, la tradizione critica giudeo-cristiana hanno consentito alle nazioni europee di colonizzare America e Africa mentre le più progredite Cina e India rimanevano a guardare. L’intervento umano però non è sempre stato un successo, es. gran parte della Mesopotamia in origine era coperta di boschi ma la deforestazione operata dall’uomo ha generato l’erosione delle rocce e l’accumulo di sedimenti con la conseguente desertificazione che si vede tuttora. Gli ultimi boschi nell’area di Petra, l’antica capitale dei Nabatei, furono abbattuti dagli ottomani per la costruzione della ferrovia di Hejaz alla vigilia della prima guerra mondiale. La storia non è in genere considerata una scienza autonoma come la filosofia o la poesia in quanto è sempre subordinata ai criteri utilizzati dagli storici per le loro ricerche (documenti, fonti archeologiche, sistema politico, etc.). Gli stessi storici non si considerano scienziati e sono costretti a rincorrersi di volta in volta prima di giungere ad un consenso su qualcosa. La nostra domanda originale “perchè alcuni popoli si sono evoluti rispetto ad altri?” sembra avere più un carattere filosofico che storico. Ma mentre la storia indaga il fatto temporale, la filosofia indaga il fatto sovratemporale. La filosofia non è storica se non in quanto si attua nel corso del tempo: non esiste infatti la storia dell’infinito. La scienza storica può soltanto deformare il rapporto tra origine e termine fraintendendolo o riducendolo a semplice conoscenza antiquaria da aggiornare di volta in volta. Ma ricordiamoci che la parola “scienza” si ottiene dalla radice “scire” (conoscere) che rimanda ai metodi sviluppati da altre discipline che però soffrono la difficoltà di realizzare esperimenti controllati a causa dell’enorme numero di variabili e dell’impossibilità di formulare leggi universali. Probabilmente l’errore sta nel cercare una risposta a tutti i costi quando forse bisognerebbe cambiare i termini della domanda, es. “perchè alcuni popoli sono regrediti rispetto ad altri?” e scopriremo che in fondo noi oggi non siamo migliori dei nostri antenati.

Bibliografia

Diamond J., Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni, Einaudi, Torino 2000.

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